Ultimo aggiornamento 19.05.2025 - 14:06

Pubblichiamo in modo integrale il testo dell’intervista del Direttore di IFEL nell’ambito dei lavori dell’Arena del Forum PA.

In questa mattina di apertura di Forum PA ci siamo confrontati sul percorso da seguire per costruire una nuova dimensione di lavoro pubblico, che renda le nostre organizzazioni attrattive, valorizzando le persone sia in entrata che durante tutto il loro percorso professionale. Dal vostro punto di osservazione che momento stiamo vivendo?

Primo il lavoro pubblico pesa quantitativamente di meno. In Italia ci sono circa 3.400.000 dipendenti pubblici, il 13,5% sul totale degli occupati. Nel 2001 eravamo al 15,4%. Attualmente siamo al terzultimo posto nella classifica dei Paesi UE, guidata dai paesi scandinavi prossimi al 30% del lavoro pubblico sull’occupazione totale.

Sono 340.000 le persone che fanno funzionare i quasi 8000 comuni italiani. Sono il 10% del totale dei dipendenti pubblici. Dal 2008 i comuni hanno perso, a causa del blocco del turn over, quasi il 30% della forza lavoro. La discesa è stata frenata del personale pubblico grazie alla ripresa del reclutamento.

Nel 2023 nei comuni italiani sono state assunte 29.275 unità di personale mentre ne sono uscite 28.973: un piccolo saldo positivo che è confermato anche nel 2024. Ma non si riesce ad invertire una tendenza per il flusso in uscita. E non solo per il pensionamento. Nel periodo 2017-2023 le uscite sono state 95.825. Si tratta anche di personale che dai comuni si traferisce ad altre amministrazioni pubbliche. Le retribuzioni comunali medie, poi, sono tra le più basse: del 20% rispetto alle Regioni. E’ evidente come sia necessaria una risposta di sistema che gestisca questa concorrenza interna e si faccia carico delle condizioni oggettive di tutti i livelli di governo

Se le attuali tendenze saranno confermate nei prossimi 7 anni, il comparto comunale dovrebbe perdere circa 10.000 unità l’anno per pensionamenti e potrebbe perderne altre 15.000 per altre cause: in totale usciranno 175.000 unità, la metà del personale attualmente in servizio. Riusciremo a reclutare tutte questi giovani lavoratori? Riusciremo a trattenerli?

I comuni avvertono il problema in modo più acuto. Ma è tema che riguarda tutto il sistema istituzionale e amministrativo. Pensiamo davvero di riuscire ad attrarre persone nuove in amministrazioni vecchie? Vecchie per organizzazione, regole di funzionamento, meccanismi retributivi e di carriera. Vecchie nonostante le norme oggi permettano innovazioni significative. Il fatto è che il cambiamento ha bisogno di spinte decise. Le risorse umane saranno il fattore più critico nei prossimi anni e possono essere la spinta a cambiare le amministrazioni. Un cambiamento per necessità se non per virtù?

Abbiamo citato diverse leve strategiche per costruire organizzazione pubbliche “aumentate”. Abbiamo parlato di formazione, reclutamento, dirigenza, leadership. E del ruolo del digitale in questo percorso. Tra queste leve, che naturalmente sono tutte fondamentali, qual è secondo voi quella che in questo momento potrebbe fare la differenza e perché?

Come dicevamo, non possiamo pensare di mettere risorse nuove dentro amministrazioni vecchie. E sono, inoltre, necessarie spinte al cambiamento reale fatte di norme nuove e di motivazione a utilizzarle. Parto da un esempio positivo: l’effetto che ha avuto il PNRR sull’efficienza del comparto comunale nella realizzazione de degli investimenti.

Nel 2017 nell’area «Pianificazione urbanistica ed edilizia di ambito comunale», ossia quella dedicata alla progettazione delle opere pubbliche, e quindi direttamente coinvolta nel seguire la filiera degli investimenti comunali, si contavano 54.500 dipendenti. Nel 2017 sono stati spesi 8,3 miliardi di euro di investimenti fissi lordi comunali. Nel 2024 con lo stesso numero di dipendenti il livello degli investimenti comunali ha raggiunto  la stessa area Pianificazione 2.000 dipendenti ed una spesa di 16,3 miliardi di euro di investimenti fissi lordi comunali. La spesa per investimenti e dipendenti è passata da 152mila euro di investimenti comunali per addetto dell’area nel 2017 a 310mila euro nel 2023 sempre per ciascun dipendente comunale. Ipotizzando, con ottimismo, che il numero degli addetti alla Pianificazione sia rimasto invariato nel 2024, quando gli investimenti comunali hanno raggiunto la punta dei 19,1 miliardi di euro complessivi (+129% rispetto al 2017). Il rapporto tra spesa per investimenti e dipendenti è passata dai 152mila euro del 2017 ai 363mila euro per dipendente.

Questo è stato ottenuto attraverso tante leve: con una semplificazione delle norme sui contratti, con miglioramenti nel flusso dei trasferimenti, con utilizzazioni di risorse esterne per consulenza ed assistenza ed anche con la disponibilità di servizi digitali innovativi, con incentivi al personale. E sottolineo anche con una crescita del livello di cooperazione tra i livelli di governo, come ad esempio è avvenuto per la Scuola Ifel che ha realizzato con Ministero delle infrastrutture e i trasporti, Itaca e SNA la promozione e realizzazione di percorsi formativi in materia di contrattualistica pubblica in collaborazione di Stato e Regioni. Di fatto, sono stati formati più di 30 mila RUP per la maggioranza rappresentativi degli enti locali. Inoltre, la crescita della produttività è legata anche almeno a livello comunale dal rapporto tra il proprio lavoro e cambiamenti reali nella comunità urbana per la quale si lavora: rigenerazione urbana, trasporti sostenibili. Nuovi servizi sociali.

Servono tutte le leve e su tutto serve riscoprire le istituzioni. Le istituzioni sono beni pubblici, beni collettivi dei quali va riscoperto il valore collettivo. Va riscoperta l’intelligenza delle istituzioni. E’ una intelligenza artificiale generata dalla messa in comune delle intelligenze individuali. E’ una intelligenza di che permette di capire, progettare e realizzare, insieme. E’ questa intelligenza che va arricchita dall’altra intelligenza artificiale, quella alimentata dalle tecnologie digitali. L’amministrazione aumentata è il prodotto di una intelligenza aumentata delle istituzioni.

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Il Direttore di IFEL ha introdotto il primo panel della la XIV Assemblea di ANCI Giovani. Ne hanno discusso Luigi Marco Bassani, Anna Finocchiaro e Francesco Occhetta.

“Il modello politico, economico e sociale europeo ha una sua specificità nell’assetto della vita urbana e nei caratteri delle istituzioni territoriali. Il grado di innovazione, produttività̀ e competitività̀ varia, concentrandosi maggiormente sui grandi sistemi urbani e tuttavia anche i centri minori contribuiscono a governare i costi di agglomerazione mentre le aree più̀ “interne” contribuendo alla tenuta sociale e ambientale complessiva. L’Europa non conosce il fenomeno delle mega-cities asiatiche o americane né conosce le loro immense regioni disabitate”. Così Pierciro Galeone, Direttore di IFEL, nella sua relazione introduttiva al panel dedicato all’Agenda dei comuni e delle città europea.

“Il ruolo della trama urbana - ha proseguito Galeone - e della rete dei suoi governi locali nella costruzione europea. È questa l’infrastruttura più̀ efficace per dispiegare le proprie politiche e per dare una dimensione territoriale a tutti i suoi obiettivi strategici: dal rafforzamento di un mercato che abbia ampie basi territoriali ad una digitalizzazione che attraversi tutti i settori produttivi, quelli di frontiera e quelli consolidati; da una competitività̀ che vada oltre isolati “campioni” per investire l’intero sistema produttivo ad una coesione sociale che mitighi le differenze e allarghi la partecipazione attiva alla vita economica. L’Italia, in particolare, si caratterizza per la presenza di forti divari territoriali ma anche per la vitalità̀ delle istituzioni locali e per la loro capacità di rispondere prontamente alle opportunità̀ offerte dalle politiche di investimento e innovazione”.
Quali le sfide per il futuro? Il direttore di IFEL prova ad individuarle nella chiusura dell’intervento. “Sono molte le sfide - racconta -a cui andiamo incontro e che caratterizzeranno il lascito per le future generazioni. Le nostre città vanno valorizzate come bene pubblico, in un’ottica nuova di urbanizzazione e nel rispetto della transizione ecologica in corso, ma anche come bene privato in cui il diritto all’abitare vada di pari passo con le politiche abitative pubbliche, con la qualità della vita, con le città così dette dei 15 minuti, in cui i servizi essenziali siano garantiti e alla portata di tutti”.
Cosa ne sarà delle città e dei cittadini? Questa la domanda posta agli interlocutori del panel dal moderatore della giornata Carmelo Lopapa, giornalista de La Repubblica.

“Voi avete una grande sfida oggi per costruire l’Europa delle città dopo il fallimento degli altri modelli perché i comuni vogliono la pace". Così Francesco Occhetta, Segretario Generale Fondazione Fratelli tutti. “Lavoriamo - ha proseguito - per un paradigma diverso rispetto a quello che stiamo vivendo. La città nasce da Caino non da Abele. L’amministratore locale sana i conflitti, non li genera. E’ necessario ripartire dalle parole, il mondo stesso lo modelliamo in base alle parole che usiamo, parole che devono essere di gioia profonda parole di gioia”. Padre Francesco, ricordando che il prossimo appuntamento comune è previsto a Roma il 13 settembre con il meeting della fraternità - ha poi ricordato la collaborazione con l’ANCI. “Il Presidente Manfredi hanno avuto il coraggio di mandare a tutti i comuni un accordo da sottoscrivere, il Paradigma della fraternità, accordo nato su suggerimento del pensiero di La Pira sulla costruzione di ponti.
Luigi Marco Bassani, professore di Storia delle Dottrine Politiche, ha raccontato quanto la struttura delle città sia cambiata nei secoli e quanto sia stato importante il contesto storico e politico. “Le città nella storia vanno e vengono – ha spiegato - Mi piace il vostro entusiasmo per le politiche che riguardano welfare e ambiente ma stiamo vivendo un inverno demografico drammatico in Europa che potrebbe spostare le persone dalle città in altri luoghi come già accaduto nel Medioevo. Le relazioni internazionali oggi sono fondamentali per capire dove stiamo andando. Ragionando solo sui dati, si capisce come l’Unione Europa non può essere un territorio di libero scambio. La grande questione è quella degli USA e il loro rapporto con il mondo che è diventato pericoloso. L’obiettivo è quello di portare l’industria americana verso le porte di una guerra internazionale come già successo nella storia”.

Non ultima, Anna Finocchiaro, Presidente Italiadecide. “Bisogna capire il ruolo delle amministrazioni locali oggi perché il mondo è cambiato, e le città con esso – ha ricordato Finocchiaro - Le città, tutte, vengo attraversate da politiche pubbliche su innovazione tecnologica e digitalizzazione, la questione ambientale ricade con modalità anche diverse sull’intero territorio anche in funzione eventi calamitosi, le questione migratorie investe le città a prescindere dalla grandezza, quella demografica attraversa la vita delle comunità, la formazione del capitale sociale per centri piccoli o grandi, e penso all’emergenze degli alloggi universitari. Le grande trasformazioni impattano sulle città in modo da cambiarne il ruolo. Effetto nella politica nazionale ha le sue ricadute anche in termini di gestione e di governance, come avvenuto dal Pnrr, penso che sia assurdo che un comune di 2 mila abitanti abbia la stessa governance di uno di 200 mila abitanti. La grande eredità del Pnrr che i risultati si raggiungono solo con cooperazione e collaborazione tra più livelli dello Stato.

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È disponibile online il report della Scuola IFEL, Persone e competenze: i fabbisogni formativi nei Comuni, esito di un’indagine a cui hanno partecipato oltre 2.000 dipendenti di Comuni, Unioni di Comuni e Città metropolitane. Il documento restituisce una fotografia dettagliata dei livelli di competenza percepiti in relazione a un ampio set di competenze tecnico-professionali e comportamentali, differenziate in base al ruolo.

Il report si pone l’obiettivo di contribuire alla costruzione di un sistema strutturato di raccolta e analisi dei fabbisogni formativi degli enti locali, integrato nell’ecosistema della Scuola IFEL, utile ad orientare in modo consapevole le scelte di apprendimento di individui e organizzazioni.

Le competenze dell’area transizione ecologica hanno registrato i livelli di autovalutazione più critici: il 39,2% dei dirigenti percepisce di non possedere affatto le competenze proposte e il 38, 9% di possederle solo a livello base. La media di risposte nei livelli iniziali (nessuna competenza e competenza di base) superano l’80% anche per il personale tecnico e operativo. Un quadro analogo emerge per l’area transizione digitale, dove il 68% dei dirigenti e il 50% del personale non dirigenziale si colloca nei livelli iniziali per competenze quali l’utilizzo delle tecnologie emergenti, la sicurezza informatica e gli Open Data.

Anche l’area della transizione amministrativa presenta diverse criticità: più della metà dei dirigenti si autovaluta nei livelli iniziali sulle competenze emergenti, come la promozione della diversità e dell’inclusione, il change management e l’adozione di pratiche di accountability. Tra i profili operativi, si evidenziano forti difficoltà soprattutto in relazione alle procedure di acquisto, con oltre il 75% di autovalutazioni nei livelli più bassi.

Più positive risultano, invece, le autovalutazioni relative alle competenze comportamentali, generalmente allineate alle attese professionali. Solo l’agilità digitale viene percepita come competenza ancora da rafforzare da una percentuale elevata di rispondenti, in particolare tra i ruoli manageriali, chiamati a guidare i processi di innovazione.

In sintesi, l’indagine conferma che le competenze giuridico-normative, in particolare relative alle procedure di acquisto, alla trasparenza e alla prevenzione della corruzione sono percepite come più consolidate. Al contrario, le competenze emergenti, tra cui l’uso dell’AI, la promozione dell’inclusione e la gestione del cambiamento, evidenziano un fabbisogno formativo diffuso e trasversale.

Alla luce dei risultati emersi, la Scuola IFEL ha già attivato percorsi formativi per lo sviluppo delle competenze necessarie ad accompagnare le grandi transizioni, promuovere diversità e inclusione e affiancare gli enti locali nei processi di trasformazione.

Clicca qui per consultare il report completo: https://elearning.fondazioneifel.it/mod/resource/view.php?id=7612

 

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