Ultimo aggiornamento 02.06.2025 - 10:14
Amministratore IFEL2

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L’Italia è una delle zone più sismiche del Mediterraneo. La gran parte del territorio nazionale è stato, nel corso della storia, interessato da effetti sismici alquanto intensi. Fanno eccezione alcune zone delle Alpi centrali e della Pianura Padana, un largo tratto della costa toscana e gran parte della Sardegna e della Puglia. Al contrario, le Alpi orientali, l’Appennino settentrionale, il Gargano, l’Appennino Centro-meridionale, l’Arco calabro e la Sicilia orientale sono le aree, per numerosità e intensità, maggiormente colpite da sismi.

I comuni italiani vengono classificati in quattro classi di rischio in relazione al grado di sismicità: alta, media, bassa e molto bassa . La situazione che ne emerge è piuttosto eterogenea. Il 35,8% dei comuni si trova nella penultima classe, quella con grado di sismicità basso, il restante 28,1% è indicato "molto bassa", il 27,4% ha un grado di sismicità medio e l’8,8% è classificato ad alto grado di sismicità. Anche la distribuzione territoriale è tutt’altro che omogenea. Infatti, tutti i comuni della Calabria risultano a sismicità alta o media; mentre nessun comune della Valle d’Aosta, del Trentino-Alto Adige, della Liguria, Lombardia e della Sardegna appartiene a tali classi. Rischi di sismicità minori si rilevano soprattutto per i comuni delle regioni settentrionali: oltre l'80% delle realtà locali lombarde sono a rischio basso e molto basso ad esempio. L’eccezione più evidente è costituita dai comuni del Friuli-Venezia Giulia, con il 64,3% di rischio medio-alto.

Tabella1 Scheda55

È nei comuni centro meridionali che il rischio di sismicità aumenta fino al più alto grado. Oltre il 90% dei comuni di Basilicata, Marche, Sicilia e Molise presentano un rischio di sismicità medio o alto, sfiora o supera l’80% dei comuni della Campania, dell’Umbria, del Lazio e dell’Abruzzo. L’unica eccezione al sud, oltre ai già ricordati comuni sardi, è rappresentata dalle realtà territoriali pugliesi, solo un quarto delle quali si trova in una zona a media-alta sismicità.

In generale, da un punto di vista cartografico, è nella fascia appenninica centro-meridionale che si rileva il maggiore grado di sismicità e nel dettaglio in Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania, Molise, Basilicata, Sicilia e Calabria sono individuati i comuni a maggior rischio. Nella pianura padana, invece, mediamente, sono localizzati i comuni a minor rischio, così come in buona parte della Toscana, nelle regioni settentrionali, ad eccezione del Friuli-Venezia Giulia, in Puglia ed in Sardegna.

Figura1 Scheda55

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Il Sesto Rapporto realizzato da IFEL sulla dimensione territoriale nelle politiche di coesione aggiorna e contemporaneamente rinnova la precedente edizione del volume. Oltre alla Parte prima dedicata al nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 e alla Parte seconda sul settennio 2007-2013 in fase di conclusione, l’edizione di quest’anno affronta il tema dell’addizionalità delle risorse UE in un Focus specifico relativo alla spesa pubblica e alle risorse per il Mezzogiorno.

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L’edizione aggiornata a settembre 2016 del volume presenta le principali caratteristiche territoriali, istituzionali, economico-finanziarie e socio-demografiche dei comuni italiani. I dati e gli indicatori derivati per ogni amministrazione comunale sono stati successivamente analizzati a livello regionale. Una descrizione cartografica dà conto dei fenomeni maggiormente rappresentabili in termini di georeferenziazione.

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Nonostante i numerosi interventi legislativi degli ultimi anni finalizzati a limitare le partecipazioni in organismi che non svolgono attività strettamente legate ai  fini istituzionali dell’ente e ad avviare un incisivo processo di razionalizzazione, il fenomeno delle partecipate comunali è ancora rilevante. Il presente documento rappresenta la sintesi di una ricerca condotta da IFEL allo scopo di analizzare il fenomeno dell’intervento pubblico locale nell’economia, con lo scopo di far luce sulle principali caratteristiche e criticità dell’universo degli organismi partecipati dei Comuni.

Avviare una riflessione interdisciplinare intorno al tema delle politiche e degli interventi per l’ambiente messi in campo in questi anni. È questo il principale obiettivo del convegno in programma a Napoli il 7 ottobre “Le politiche per l’ambiente in Italia”.

L’iniziativa, promossa dalla Scuola di Governo del Territorio e dall’Istituto di Studi delle Società del Mediterraneo del CNR, chiama a raccolta studiosi e protagonisti delle scelte politiche per riflettere sulle insufficienze delle politiche ambientali degli ultimi anni, senza tralasciare i tanti interventi lungimiranti, nel tentativo di migliorare l’ambiente che consegneremo alle generazioni future. Un tema di estrema importanza per il nostro Paese che è spesso chiamato a far fronte a gravi squilibri territoriali e processi di dissipazione delle risorse naturali.

Dopo i saluti dei Rettori Lucio d’Alessandro e Filippo de Rossi, del Commissario della Camera di Commercio Girolamo Pettrone e del Direttore dell’ISSM-CNR Salvatore Capasso, le relazioni di apertura del Convegno saranno affidate al direttore scientifico della Scuola di Governo del Territorio Riccardo Realfonzo, alla dottoressa Gabriella Corona del CNR e a Maurizio Franzini della Università di Roma La Sapienza, i quali porranno i quesiti di fondo intorno ai quali si svilupperanno le diverse sessioni del convegno. Intorno alle 11,30 è prevista una tavola rotonda molto attesa sul tema “Ambiente e pubblica amministrazione: controlli, sanzioni, difficoltà di governance”, alla quale parteciperanno il ministro dell’ambiente Gianluca Galletti, il vicepresidente della Regione Campania Fulvio Bonavitacola, il Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone e il Sottosegretario alla Pubblica Amministrazione Angelo Rughetti.

La tavola rotonda sarà moderata dal Direttore della Scuola Realfonzo. I lavori proseguiranno nel pomeriggio con una serie di interventi su aspetti specifici. Il tema delle bonifiche in Campania verrà affrontato da Antonio di Gennaro (Risorsa) e da Benedetto De Vivo (Università di Napoli Federico II), mentre la questione dei rifiuti verrà esaminata, da punti di vista diversi, da Daniele Fortini (Presidente Foneservizi) e Raphael Rossi (amministratore aziende settore rifiuti). Sul tema degli impatti occupazionali delle politiche ambientali interverrà Francesco Vona (OFCE SciencesPo, Nizza), mentre Salvo Adorno (Università di Catania) fornirà una lettura meridionalistica della problematica ambientale. Carlo Iannello (Seconda Università di Napoli) affronterà la problematica dello sviluppo sostenibile mentre il preoccupante tema del rischio idrogeologico sarà affrontato da Walter Palmieri (ISSM-CNR) e da Leonardo Cascini (Università di Salerno). L’ultima sessione sarà moderata da Giuseppe Marotta (direttore del DEMM, Università del Sannio).

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