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L'abolizione di Imu-Tasi vale 5 miliardi- Sole 24ore

  • 16 Ott, 2015
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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Almeno 5 miliardi di euro. Basta questa cifra a capire le ragioni che ancora una volta fanno del fisco sul mattone uno dei protagonisti della manovra, sia sul piano politico sia su quello più algido dell'economia.

Il cuore dell'operazione, da entrambii punti di vista,è l'addio alla Tasi sull'abitazione principale: vale 3,5 miliardi di euro (l'anno scorso sono stati 3,4, ma qualche ritocco c'è stato anche nel 2015), riguarda quasi 17 milioni di abitazioni, con un conto medio da 204 euro per casa cheè stato sostenuto da quasi 30 milioni di proprietari (le case sono spesso cointestate ai coniugi). Le prime case, in realtà, sono 19,7 milioni, ma tre milioni di abitazioni di basso valore sono sfuggite anche alla Tasi grazie alle detrazioni introdotte da un Comune su tre. Proprio la centralità politica della questione casa ha spinto il premier Matteo Renzi a puntare tutto sulla chiarezza, evitando alcuni di­ stinguo che pure si erano fatti strada nel cantiere della manovra. Le tasse, quindi, abbandonano tutte le prime case, comprese le circa 70mila che il Fisco italiano considera di lusso («case signorili», «ville» e «castelli») e che quindi hanno continuato a pagare l'Ici e l'Imu anche dopo che il Governo Berlusconi abrogò la vecchia imposta. Più che economico (il gettito è di 90 milioni), la questione ha un valore simbolico, anche se l'etichetta del «lusso» applicataa questi immobili dipende dalle bizzarrie del Catasto e non dalla realtà, dove invece sono "lussuose" ben più di 70mila case. Sparisce, poi, la Tasi a carico degli «occupanti», che aveva portato nelle casse dei Comuni un centinaio di milioni ma aveva complicato la vita a milioni di inquilini per cifre bassissime. In totale, quindi, la partita "prima casa" raggiungei 3,7 miliardi. La semplicità è stata l'obiettivoguida anche nell'intervento sui terreni, reduci dal pasticcio dell'Imu agricola che nonè ancora finito (la scadenza per i versamenti è al 30 ottobre, ma il Tar Lazio deciderà sulla legittimità dell'imposta il 4 novembre). Per questa ragione, si era progettato di far uscire l'Imu da tutti i terreni, a prescindere dalla qualifica del proprietario; all'ultima curva, però, la misura è stata limitata a coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, mentre chi dai terreni ottiene solo una rendita continuerà a pagare l'Imu (tranne che in montagna, dove l'esenzioneè già totale). La scelta riduce il costoa 405 milioni. Sugli imbullonati, cioèi macchinari delle imprese finoa oggi trattati come immobili e quindi inseriti nei calcoli sulla rendita fiscale dei capannoni, la questioneè più com­ plessa. Lo sconto vale secondo i calcoli del Governo 530 milioni di euro,e servea escludere «macchinari, congegni, attrezzature e altri impianti funzionali allo specifico processo produttivo» dai calcoli sul valore fiscale dei capannoni (è essenziale, ovviamente, scrivere la norma in modo che l'esclusione valga anche per le stime già fatte). Con questa mossa,e con l'inclusione di una parte del fondo­Tasi (472 milioni nel 2015) che ha finanziato le detrazioni locali, l'intera operazione arrivaa quota5 miliardi. Dal 2016, di fatto, tutta l'Imu che resta dovrebbe andare ai Comuni, perché quella versata oggi allo Stato da capannoni, alberghi e centri commerciali sarebbe girata al fondo di solidarietà comunale. Resta in vita, però, la Tasi su seconde case e altri immobili, che vale 1,2 miliardi di euro all'annoe che continuerà a impegnare i contribuenti con i doppi calcoli prodotti dall'incrocio con l'Imu.

 

 

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