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Da Milano a Roma, quegli equilibri difficili tra le rate e i conti (a rischio) delle casse comunali - Corriere della Sera del 24 luglio del 2013

  • 24 Lug, 2013
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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Non c'è ancora nessuna chiarezza sulla sorte dell'Imu. Sulla base degli incassi effettuati lo scorso anno è però possibile fare qualche considerazione sui vari scenari che si prefigurano.

 

E' noto che una abolizione totale dell'Imu sulla prima casa avrebbe un costo in termini di mancati incassi di circa 4 miliardi per i comuni. Mantenere l'imposta solo sulle case che ai fini catastali sono giudicate di lusso (categorie A1, A8 e A9) avrebbe un effetto pressoché irrilevante. E cercare di abolire l'imposta sulla prima casa a invarianza di gettito complessivo, aumentando quindi i costi sugli altri immobili, appare ben difficile.I conti sono presto fatti: a Roma nel 2012 sono stati versati due miliardi e 119 milioni di euro, e di questi 565 milioni riferibili alle abitazioni principali. Se di questa somma si facessero carico i proprietari di immobili diversi dalla prima casa l'aggravio medio di imposta sarebbe del 36,4%.A Milano l'incasso totale è stato di 1 miliardo e 63 milioni di euro, con le prime case che hanno contribuito per circa 140 milioni. Se si riversasse questa somma sugli altri immobili l'imposta media salirebbe del 15%. Il guaio è che né nella Capitale né nel capoluogo lombardo possono essere chiamati a pagare (salvo inasprimenti delle aliquote di legge) i proprietari di case tenute a disposizione perché sono già tassati al massimo, all'1,06%.E quindi bisognerebbe operare sugli immobili di impresa (quelli che si dice di voler favorire), sulle case date in locazione (con il rischio di far sparire l'affitto legale) e togliere le agevolazioni agli anziani ricoverati.Anche l'ipotesi di introdurre una franchigia sui primi 600 euro di valore imponibile potrebbe riservare sgradite sorpresa ai proprietari di casa di qualche pregio.Ad esempio a Milano, dove il Comune ha varato per il 2013, in attesa del chiarimento del quadro normativo, l'aliquota dello 0,55% a fronte dello 0,4% dello scorso anno. Chi ha una casa con rendita catastale di 1000 euro (tre locali in una zona residenziale) pagherebbe 324 euro a fronte di 472; con rendite catastali superiori a 1600 euro si finirebbe però per pagare sempre di più rispetto allo scorso anno.

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