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Tagli per l'Iva e operazione a tappe per l'Imu - Il Sole24 ore del 18 luglio del 2013

  • 18 Lug, 2013
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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Un vero e proprio dossier sull'Imu con un dettagliato ventaglio di proposte di riforma e di ipotesi per reperire le risorse necessarie. È quello che presenterà questa mattina al tavolo della cabina di regia il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, insieme a una nuova opzione di copertura per l'Iva da oltre 1 miliardo (più di 2 su base annua) per lo stop all'aumento, imperniata su tagli semi-lineari da concordare con i singoli ministeri.

E proprio sull'Iva lo stato di avanzamento dell'istruttoria sembra aprire la strada a una soluzione già nell'immediato.
Sull'Imu invece la riunione a Palazzo Chigi rischia di rivelarsi interlocutoria. Anche se il "dossier Saccomanni" dovrebbe contribuire a fertilizzare il terreno per giungere, magari nelle prossime settimane, a una sorta di compromesso tenendo conto delle richieste della maggioranza ma anche dei vincoli di finanza pubblica. Un compromesso che potrebbe essere individuato su un'operazione articolata in tre punti: completa cancellazione del pagamento della rata di giugno (fin qui soltanto congelato) trovando una copertura compensativa, ricorso a una sorta di fase transitoria fino a dicembre quando verrebbe comunque versata la seconda rata (eventualmente con qualche deroga o rimodulazione parziale) per giungere alla riforma vera e propria che scatterebbe il 1° gennaio 2014. Una riforma che sarebbe definita con la prossima legge di stabilità.
Saccomanni, comunque, questa mattina punterà soprattutto a illustrare gli effetti prodotti dalle varie ipotesi di riforma e sul "peso" delle coperture da garantire caso per caso. Un peso che sarà particolarmente elevato nell'eventualità di azzeramento dell'imposta, così come chiesto dal Pdl. Tra le opzioni su cui si soffermerà il ministro tre sembrano essere, al momento, quelle maggiormente praticabili: l'incremento della detrazione per l'abitazione principale dagli attuali 200 euro a 600 euro, che garantirebbe l'esenzione per l'85% dei contribuenti; il ricorso a una "service tax" in cui far confluire anche la Tares; la parametrazione dell'imposta tenendo conto del numero dei componenti del nucleo familiare e dei metri quadrati effettivi dell'abitazione. La strada per un'intesa in tempi rapidi non appare però in discesa, anche se il ministro dell'Economia resta intenzionato a trovare una soluzione condivisa prima della pausa estiva.
Soluzione che sembra più a portata di mano sul versante dell'Iva. La nuova copertura per oltre 1 miliardo con tagli semi-lineari da concordare con i ministeri (sotto tiro sembrano esserci in particolare quelli delle Infrastrutture e Trasporti e dell'Ambiente) potrebbe consentire di prolungare lo stop dell'aumento dell'Iva a fine anno, sempre a patto che il Pdl dia l'ok a lasciare vincolato alla lievitazione degli acconti Irpef, Ires e Irap il "congelamento" già deciso fino al 1° ottobre. 
Un via libera non affatto scontato quello del partito di Berlusconi che non gradisce l'operazione acconti. Resta quindi sul tavolo l'ipotesi di sostituire semplicemente la vecchia copertura con la nuova, rinviando la partita per prolungare la sterilizzazione dell'aumento Iva a settembre, in concomitanza con la stesura della prossima legge di stabilità.
Restano i paletti dell'Economia. Il primo è che la «coperta è corta» e dunque la decisione sulle "priorità" è tutta politica: in sostanza dovrà essere la maggioranza che sostiene il Governo a garantirne il percorso. Il secondo paletto è che ogni ipotesi di copertura alternativa a quelle che Saccomanni si appresta a proporre (o a quelle già delineate per il rinvio dell'aumento dell'Iva al 1° ottobre) dovrà garantire l'invarianza complessiva dei saldi. Per l'anno in corso la previsione di un deficit al 2,9% è già resa complessa dall'ulteriore frenata del Pil, che potrebbe richiedere in autunno una mini-correzione. Eventualità che potrebbe essere scongiurata qualora la spesa in conto interessi, indicata al momento al 5,3% del Pil, indichi un profilo più incoraggiante. 
Le carte più rilevanti andranno giocate con la prossima legge di stabilità. In quella sede il Governo indicherà l'effetto sui saldi di finanza pubblica del «margine di flessibilità» offerto da Bruxelles sul fronte degli investimenti pubblici produttivi: una partita che vale 7-8 miliardi di cofinanziamenti nazionali diretti a progetti comunitari. Da qui la prudenza di Saccomanni, poiché anche un minimo scostamento dal target 2013 per quel che riguarda il deficit, chiuderebbe la strada anche a questa, sia pur contenuta, spinta al sostegno della domanda interna.

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