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Manovra, si prepara lo stop alla local tax Il Pil di quest'anno in crescita dello 0,9%- il Messaggero

  • 10 Set, 2015
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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Che il percorso della local tax, la tassa unica per finanziare i Comuni, fosse in salita, si era intuito già quando Matteo Renzi aveva annunciato l'intenzione di eliminare con la legge di Stabilità la Tasi e l'Imu sulle prime case.

Tolto il pilastro del prelievo sulle abitazioni principali, nella tassa unica sarebbe rimasto quello sulle seconde case con l'accorpamento di alcuni tributi locali, come l'occupazione di suolo pubblico e le imposte su pubblicità e affissioni, con l'incognita se inserire o meno nel balzello complessivo anche la tassa sui rifiuti. Un meccanismo che, tuttavia, rischierebbe di far salire il prelievo sulle seconde case oltre il tetto massimo dell'11,4% che può raggiungere oggi sommando Imu e Tasi. L'ipotesi alla quale si è lavorato ai tavoli tecnici, era quella di portare l'aliquota fino al 12 per mille, ossia l'1,2%. Ma a questo punto si è aperta una questione politica. Il primo a sollevarla è stato il sottosegretario all'Economia, Enrico Zanetti. «La scelta di eliminare le tasse sulle prime case», ha spiegato Zanetti, «richiede una estrema trasparenza anche di contesto: deve essere una vera e propria sottrazione nella perfetta invarianza della restante tassazione sugli immobili. Diversamente», è il ragionamento di Zanetti, «si scatenerebbe il dibattito politico sull'effettività della riduzione del prelievo o, piuttosto, di un mero spostamento dalle prime case agli altri immobili attraverso il "cavallo di Troia" della local tax, a tutto danno di quel messaggio che sta alla base di questa scelta politica». LA BRECCIA Una impostazione che avrebbe fatto breccia anche a Palazzo Chigi. Agli uomini vicini a Renzi non è passata inosservata l'uscita del vice presidente della Camera, il pentastellato Luigi Di Maio, che intervendo alla trasmissione Ballarò ha accusato il governo di voler fare il gioco delle tre carte sulla casa, togliendo la Tasi e facendo salire la tassazione sulle altre abitazioni attraverso la local tax. Un tasto decisamente sensibile che avrebbe convinto Palazzo Chigi a rimettere nel cassetto il progetto come già fatto con la riforma del Catasto, a cui la stessa local tax era legata, e che era stato archiviato per il rischio che la revisione delle rendite fosse percepita come un aumento della pressione fiscale sulla casa. Sul fronte della manovra, intanto, arrivano altre novità. Ieri il consigliere economico di Renzi e commissario alla spesa pubblica, Yoram Gutgeld, parlando con l'Ansa ha confermato che il Tesoro è pronto a rivedere le stime di crescita del Pil per quest'anno e per il prossimo nella nota di aggiornamento del Def, il Documento di economia e finanza, alzando l'asticella della crescita dallo 0,7% allo 0,9%. Grazie all'effetto trascinamento sul 2016, poi, anche per il prossimo anno il Pil potrebbe essere rivisto al rialzo dall'1,4% all'1,5-1,6%. Se questi numeri fossero confermati, per il governo la strada della manovra da 25-30 miliardi di euro sarebbe in discesa. L'aumento di due punti di Pil nel 2016 farebbe scendere il deficit dall'1,8% attualmente previsto, all'1,6%. Se il governo, come ha fatto a maggio scorso, decidesse comunque di lasciare invariata la sua previsione programmatica, si libererebbero immediatamente 3,2 miliardi circa di risorse, alle quali aggiungere quelle che l'Europa concederà sotto la voce flessibilità (oltre ovviamente ai 10 miliardi della spending review). LA CONFERMA Gutgeld ha anche confermato che il governo potrebbe decidere di anticipare il taglio dell'Ires, previsto per il 2017, alle imprese del Mezzogiorno. Una misura che non avrebbe costi eccessivi e che rientrerebbe nel piano per il Sud al quale sta lavorando il governo. Nei piani di Palazzo Chigi per il 2017, l'aliquota dell'Ires, ossia il prelievo che le imprese pagano sugli utili aziendali, dovrebbe scendere dall'attuale 27,5% al 24%, al di sotto di quello applicato in Spagna citato da Renzio come esempio virtuoso. Ma la misura per il Sud, per dare uno shock potrebbe anche andare oltre, con un abbassamento dell'Ires al di sotto della soglia del 24%. Ipotesi, per ora, ma al governo stanno già valutando i costi.

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