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Tetto alla Trise, non potrà superare l'Imu - Avvenire

  • 17 Ott, 2013
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
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IL BALLO DEL MATTONE Il Comune potrà riscuotere l'imposta relativa ai servizi indivisibili insieme alla vecchia imposta, ma la somma tra le due non potrà essere superiore all'attuale aliquota massima

Per gli inquilini il peso della nuova tassa sarà in media di 100 euro. Ma i sindacati protestano: è fortemente iniqua, bisogna abolirla la novità Arrivano i primi dettagli sulle misure che interessano la casa. Lo scaglione massimo per i servizi non potrà sforare il 2,5 per mille

 

l governo mette il tetto alla Trise, la nuova imposta sulla casa che scatta dal 2014. Sulla prima casa, infatti, non potrà superare la cifra prevista applicando l'aliquota massima Imu. Mentre l'aliquota massima per i servizi, sempre per la prima casa, non potrà sforare il 2,5 per mille. Per i possessori di seconda o terza casa, il Comune potrà riscuotere l'imposta relativa ai servizi indivisibili insieme all'Imu, ma la somma tra le due non potrà essere superiore alla cifra prevista applicando l'attuale aliquota massima dell'Imu. Ma quanto costerà agli italiani la nuova tassa comunale, che accorperà Imu e Tares? Secondo l'Osservatorio Nazionale di Federconsumatori, sarà in media 345 euro all'anno per i possessori di prima casa e di 100 euro per gli inquilini. Le cose andranno meglio per chi abita in casa di proprietà. Con il nuovo tributo sui servizi comunali, che entrerà in vigore nel 2014, il proprietario di prima casa pagherebbe meno rispetto all'Imu versata nel 2012. Ma ovviamente subirebbe un aggravio di imposta rispetto al 2013, anno in cui il pagamento dell'Imu è stato abolito. Le simulazioni sull'impatto della Trise sono le seguenti: per una famiglia di 3 persone, che vive in un appartamento di proprietà di 100 metri quadri in un'area urbana, i nuovi contributi saranno pari a 229 euro per i rifiuti urbani (Tari) e a 116 euro per i servizi indivisibili (Tasi), per un totale di 345 euro annui a famiglia. Quanto agli inquilini essi dovranno pagare parte della Trise, mentre nel precedente regime l'Imu era a carico solo dei proprietari. La quota chiesta agli affittuari per l'appartamento in affitto sarà però contenuta: a seconda di quanto deciderà ciascun Comune nel proprio regolamento potrà oscillare dal 10 ad un massimo del 30 per cento del totale della Tasi. L'Unione Inquilini calcola che per una casa media, due vani e cucina di circa 70-80 metri quadri, nella semiperiferia di una città, la parte di tassa in capo agli inquilini sarà mediamente sotto i 100 euro l'anno. Ma i sindacati degli inquilini sono comunque sul piede di guerra: «Siamo fortemente contrari, è per gli inquilini una tassa totalmente iniqua», dicono al Sunia, il sindacato degli inquilini. «Il mercato della locazione in Italia e la dinamica degli affitti, particolarmente elevati e senza alcun controllo e calmierazione, fanno sì - spiega il segretario generale Daniele Barbieri - che nella stessa misura del canone, determinato unilateralmente dal proprietario, sia già considerata l'incidenza della ubicazione in quartieri più o meno serviti». Il sindacato degli inquilini fa ancora presente che la tassa interviene su contratti di locazione in corso che nel 70% dei casi sono a canone libero: «Sta già nella richiesta dell'affitto da pagare la componente legata al servizio. Sappiamo tutti che se una casa è al centro o vicino a una fermata di metro avrà un canone più alto di altre». Quindi la Tasi arriverebbe come «una doppia penalizzazione».12

CHE COS'È LA NUOVA TRISE?

il nome dato alla nuova imposta su rifiuti e servizi, in vigore dal primo gennaio dell'anno prossimo, con cui dovranno fare i conti sia i proprietari delle case che gli inquilini: una novità rispetto all'Imu (e, prima ancora, all'Ici) che era pagata solo dai proprietari. La Trise è suddivisa in due componenti: una sui rifiuti, la Tari, simile alla vecchia Tarsu, mentre la seconda, detta Tasi, finanzierà alcuni servizi indivisibili come illuminazione, strade e sicurezza.

SULLA PRIMA CASA, ALLA FINE, COSA SI PAGA?

Sulla componente sui servizi indivisibili toccherà ai Comuni decidere se e come farla pagare. La tariffa sui rifiuti si dovrà pagare, ma dovrebbe essere ridotta per chi fa la raccolta differenziata; si sta pensando anche ad altre riduzioni, sempre a discrezione dei Comuni, ad esempio per i single o per i fabbricati rurali ad uso abitativo. Le nuove regole per le abitazioni principali non si applicano alle categorie A1, A8 e A9 ovvero appartamenti signorili, ville e castelli che continueranno a pagare l'Imu.

E SULLE SECONDE CASE QUALI IMPOSTE SI PAGANO?

niente di nuovo, in questo caso. In pratica, tutti i proprietari di seconde case, ai quali bisogna aggiungere chi abita in dimore di lusso - quelle classificate appunto come A1, A8 e A9, come si spiega nel box precedente - continueranno a pagare la vecchia Imu. Per tutte le altre prime case l'anno prossimo l'Imu viene abrogata, mentre si continuerà a pagarla anche sui capannoni industriali e opifici (ma in questo caso sarà deducibile al 50% dell'Ires).

COSA SUCCEDE ALLE CASE SFITTE?

In questo caso è prevista una vera e propria stangata. Nella bozza di legge di sanità ci sarebbe anche il ritorno dell'Irpef, anche se in misura inferiore rispetto all'Ici. Nella misura della rendita catastale, la casa tenuta sfitta dal proprietario sarebbe rivalutata del 17% invece che del 34%, secondo la Uil: ad esempio, chi possiede un'abitazione in una grande città e ha un reddito di 40mila euro rischia di pagare 114 euro in più di Irpef, che sommati a Trise e Imu, arriverebbero a 200 euro in più.

MA CON LA TRISE SI PAGHERÀ PIÙ O MENO DI PRIMA?

Secondo la Cgia di Mestre, si pagherà di più nel 2014 rispetto a quest'anno, ma di meno rispetto al 2012, quando era in vigore l'Imu sulla prima casa. Su un'abitazione con una superficie di 114 metri quadrati e una rendita catastale di 625 euro, nel 2014 il proprietario dovrebbe versare 369 euro, 71 euro in più rispetto al 2013, ma 147 euro in meno sul 2012. Ma il beneficio rispetto al 2012 diminuisce al crescere del numero dei figli, in quanto l'Imu prevedeva una detrazione di 50 euro per ogni figlio residente.

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