Ultimo aggiornamento 28.03.2024 - 14:24

L'Irpef dei Comuni corre verso i 5 miliardi- Sole 24ore

  • 20 Apr, 2016
Pubblicato in: Entrate e Riscossione
TAG:
Letto: 2099 volte

La manovra 2016 ha bloccato gli aumenti per il fisco locale, ma in busta paga si comincianoa sentire gli effetti delle scelte compite lo scorso anno.

Nei pri­ mi due mesi il gettito dell'addizionale comunale all'Irpef è aumentato del 17,1% rispetto all'anno prima, con una dinamica che proietta il conto finale verso quota 5 miliardi; l'addizionale regionale, dal canto suo, siè gon­ fiata del 15,2 per cento. Il blocco, temporaneo in attesa della nuova riforma, congela una situazione molto diversa da cittàa città: Firenze, con un'addizionale al2 per mille che escludei redditi fino a 25mila euro, ospita il fisco locale più leggero fra quelli delle città, mentre Roma si conferma capitale anche nelle aliquote. Il record nell'aumento percentuale fra 2011 e 2015 va invece a Messina, sull'orlo del dissesto. Servizio pagina 35 pQuest'anno il rush finale dei bilanci comunali, da approvare entro fine mese, solleva meno insidie del solito peri cittadini italiani, perché la manovra ha bloccato le tasse locali (ma non quelle sui rifiuti) e quindi le brutte sorprese. In busta paga, però, cominciano a farsi sentire le scelte del 2015, perché le aliquote decise l'anno scorso si pagano ora, e gli effetti non sono piacevoli: nei primi due mesi dell'anno, come segnala il bollettino del ministero dell'Economia, l' Irpef comunaleè salita del 17,1%, con una dinamica che può spingere il conto finale verso la quota record dei5 miliardi (al netto dei conguagli che si concentrano all'inizio dell'anno). Già, perché il blocco deciso dalla manovra per allontanare le polemiche sul rischio di togliere tasse (sulla prima casa) con una mano e aumentare le richieste con l'altra mette il freno a un'imposta che in questi anni ha corso parecchio,e ha costruito situazioni molto differenziate da Comunea Comune. Il quadro, insomma,è stato decisamente mobile, anche se con un filo rosso fra i territori, quello degli aumenti per compensare con il fisco una parte dei tagli che arrivavano dalle manovre (quella 2016 è la prima senza sforbiciate nette ai fondi locali). L'anno scorso, per esempio, solo tre piccoli Comuni hanno tagliato le aliquote, mentre gli aumenti sono stati 1.102. Dinamiche analoghe si incontrano nelle città, come mostra il grafico in questa pagina che mette a confronto l'Irpef comunale attuale con quella del 2011 nei 20 Comuni più grandi d'Italia. Nel gruppo dei big, l'unica forte eccezione è rappresentata da Firenze, dove negli ultimi cinque anni l'addizionale siè più che dimezzata (­57,5% nel gettito) e con una media di 21,9 euro ad abitante si rivela la più leggera dell'Italia ordinaria fra quelle proposte dai capoluoghi: meglio di Firenze fanno solo Aosta e Trento, però fuori gara perché gli statuti autonomi offrono agli enti locali livelli di risorse imparagonabili con quelli dei territori "normali", mentre Bolzano pareggia con l'aliquota,2 per mille, ma la applicaa tutti mentre il capoluogo toscano esclude i redditi finoa 25mila euro. La situazione fiorentinaè figlia di una doppia mossa: la prima, targata Renzi, ha abbassato al 2 per mille l'aliquota e la seconda, programmata da Dario Nardella per il 2015e poi anticipata al 2014 grazie ai 4,65 milioni restituiti dallo Stato che li aveva trattenuti per le solite stime ballerine sul gettito Imu, ha introdotto la maxi­esenzione che fa pagare l'addizionale solo a tre fiorentini su 10. Questa moderazione fiscale, insieme alle aliquote della Regione che non hanno imboccato la strada al rialzo seguita altrove, mettono i contribuenti fiorentini fra i meglio trattati dall'Irpef territoriale: con un reddito da 20mila euro si pagano 284,5 euro, tutti alla Regione, mentre con 30mila euro si salea 432,5, di cui 60 al Comune. A Roma, capitale anche del fisco locale, con gli stessi redditi, si pagano rispettivamente 606 euro (180 al Comune)e 1.029 euro (270 al Comune). Differenze come queste, che distanziano del 113% il conto per i redditi da 20mila euro e del 138% quello per chi ne guadagna 30mila, confermano che l'Irpef locale ha guadagnato ormai un ruolo centrale nel determinare le entrate effettive dei cittadini. Anche Roma, in realtà, mostra un piccolo segno meno vicino ai dati del gettito, frutto di un ampliamento fino a 12mila euro della fascia di esenzione dall'addizionale che comunque non scalza la Capitale dalla posizione di testa in fatto di conto medio per abitante (144,5 euro). Il primato in rapporto ai contribuenti spetta invece a Milano, per due fattori: il reddito medio dei milanesi, più alto rispetto alle altre città,e la fascia di esenzione piuttosto alta (21mila euro) che concentra i pagamenti sulle spalle delle dichiarazioni più alte. Al netto di Milanoe Brescia, che nel 2011 non applicavano l'Irpef comunale, il record dell'impennata va a Messina, dove il peso dell'Irpef localeè cresciuto di quasi sei volte fra 2011e 2015. In queste ore la città sta discutendo del dissesto, con un tasso di probabilità che si attesta al 50% per lo stesso assessore al bilancio: segno che pressione fiscale e conti in disordine viaggiano spesso insieme

Progetti

Podcast - Gazzetta IFEL


Webinar
e-Learning

In presenza

Seminari