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Investimenti locali: Spesa Pubblica o spesa di pubblica utilità?

  • 22 Mag, 2020

Talk on web della Fondazione sul futuro post pandemia. Una grande massa di risorse pubbliche nei prossimi mesi sarà impiegata per sostenere l’impatto del congelamento dell’economia nazionale a seguito dell’epidemia Covid-19.

In un Paese già fortemente indebitato e con una grande necessità di sostenere la crescita, i Comuni dovranno provare tutte le strade, per realizzare o rinnovare le opere pubbliche di cui hanno urgenza. Strategici gli investimenti pubblici per il rilancio del paese e su questo la Fondazione ha avviato un approfondimento in talk.

“L’emergenza Covid richiederà un grande sforzo per recuperare i danni economici e sociali del congelamento dell’economia nazionale” - ha così introdotto i lavori odierni il Direttore della Fondazione Pierciro Galeone – “Servono ingenti risorse pubbliche ma anche risorse private indirizzate verso investimenti ad impatto sociale. Salute, ambiente, educazione, mobilità sostenibile, risparmio energetico. E’ verso questi obiettivi che va indirizzato il risparmio privato attraverso strumenti finanziari trasparenti. Occorre inserire stabilmente i Comuni in questi circuiti perché è a livello locale che emerge la domanda reale e puntuale di infrastrutture e servizi collettivi. E’ quello il livello di misurazione e verifica dell’impatto. Naturalmente vanno messi a punto progetti e strumenti per raggiungere le necessarie dimensioni di scala.”

Ci sono le condizioni per cambiare paradigma e passare dal debito all’equity per una spesa di pubblica utilità? Quali sono i vantaggi e quali i rischi di questa prospettiva? Quali le potenziali pipeline da sottoporre ad eventuali investitori? Questi gli interrogativi della discussione odierna tra gli esperti chiamati a rispondere dalla Fondazione.

“Dall’inizio della pandemia è stata forte la richiesta di risparmio privato sia per aiutare la piccola e media impresa ma anche per finanziare progetti con ricadute locali”. E’ quanto ha dichiarato l’ex Direttore del Corriere della Sera e del Sol24ore Ferruccio De Bertoli. “Nelle ultime settimane sono arrivate molte proposte da più parti politiche, in accordo o disaccordo con l’Unione Europea come per il MES. Ciò dimostra che c’è una grade attenzione e maturità, anche da parte delle famiglie, che non sono indebitate, su strumenti che abbiamo un rendimento finanziario accettabile con lunghezze temporali anche ampie, che potrebbero consentire di finanziarie delle opere infrastrutturali importanti i cui benefici ricadono in maniera visibile a vantaggio delle comunità o per sostenere grandi programmi, come da me stesso proposto attraverso l’istituzione di grandi borse di studio nazionale, a sostegno dell’eduzione dei giovani e per l’istruzione”.

Della qualità degli investimenti e degli strumenti da utilizzare ha parlato invece Claudio Cacciamani, economista Università degli Studi di Parma. “Un fondo di investimento che può essere privato ma anche pubblico è necessario in questa fase di ripartenza per aiutare gli enti locali a gestire anche la stessa pandemia, come ad esempio è avvenuto nella gestione cimiteriale e le sue problematiche recenti. Serve una volontà di aggregazione degli investimenti per superare logiche campanilistiche perché un’opera necessaria per i Comuni non è sufficiente per la gestione di un Fondo. Occorre un cambio di mentalità anche nella stessa gestione degli investimenti pubblici. Suggerisco di passare dal concetto di proprietà a disponibilità del bene per liberare risorse”.

“Stiamo proponendo una prospettiva diversa” ha replicato Leonardo Becchetti, economista Università degli Studi di Roma Tor Vergata. “Abbiamo tanti strumenti ma come schiodiamo i cittadini per far capire le possibilità esistenti. E’ chiaro che ci sono stati problemi nell’ultimo periodo ma ci sono programmi di investimento che hanno più rendimenti rispetto degli stessi conti correnti. Abbiamo molti soldi parcheggiati nei conti correnti ma abbiamo anche distorsioni come gratta e vinci e nei giochi vari. Bisognerebbe dire ai cittadini di “giocare” puntando su un capitale di rischio su imprese diventando anche partner stabile che accompagni gli investimenti. Dobbiamo girare il volante. L’esposizione a rischio pandemico sarà normale, ogni imprenditore, commerciante, cittadino si domanderà del fattore del rischio pandemico a seconda se il settore è più esposto o meno sposto. Devono nascere bond regionali che finanzino quegli investimenti con ripresa resiliente e rigenerativa che abbiano questi obiettivi: più valore economico e del lavoro, ricchezza e qualità della vita, meno rischio del fattore pandemico e il business del futuro sarà l’economia circolare. Il risparmio degli italiani deve essere attratto da nuovi strumenti da mettere in campo”.

Pietro Negri, Presidente Forum per la Finanza Sostenibile, nel suo intervento ha illustrato l’importanza per la Pubblica amministrazione che gli enti pubblici integrino l’impatto sociale contenuto negli obiettivi dell’Agenda europea 2030 e goals ONU nelle strategie di investimento sostenibile. “La finanza al servizio di un’economia sostenibile – ha dichiarato Negri – Saranno necessari d’ora in poi investimenti resilienti ai cambiamenti esterni, anche pandemici, in grado di creare valore aggiunto e tenendo conto degli stakeholder e degli investitori privati. Tutti gli indicatori dicono che gli investimenti etici hanno resistito all’emergenza da Covid19. Il fattore sociale ed etico negli investimenti sarà determinante in futuro per connettere le diverse parti del territorio con una regia stretta degli enti locali”.

“IFEL dopo aver affrontato il tema più generale del PPP in svariate occasione nel passato, affronta quello dell'utilizzo del risparmio privato per la realizzazione di infrastrutture sociali. L'incontro tra domanda e offerta è la questione cruciale. La finanza acquista prodotti già pronti e il territorio fatica a promuovere progetti capaci di corrispondere all'enorme offerta di capitali orientati alla finanza d'impatto. Uno spazio che deve essere riempito da operatori professionali in grado anche di stimolare le aggregazioni territoriali necessarie a raggiungere le dimensioni di scala che consentano di dialogare con il mercato dei capitali. Torneremo sull'argomento con approfondimenti su tutte queste tematiche su cui il nostro pubblico ha dimostrato notevole interesse”. Questo è invece il commento di Tommaso Dal Bosco, dell’Osservatorio Investimenti della Fondazione.

Al Presidente IFEL, Guido Castelli, è stata affidata la riflessione finale con l’indicazione del ruolo della Fondazione in questo percorso nazionale di rilancio del paese. “L’impatto sociale per mobilitare le risorse private per riattivare l’economia è già socialmente qualificante perché è già generativo l’atteggiamento che paga in percentuale tantissimo – è la sintesi di Castelli - La perdita del Pil sarà al sopra del 10 per cento come indicano gli indicatori. Per reagire alla pandemia è necessario che l’attivazione degli investimenti non sia solo pubblicistica. Pubblica utilità e pubblico devono essere superati come anche il principio della sussidiarietà. Liberiamo energie nel mondo più utile possibile. In senso pro-attivo lo stato dovrà incentivare l’uso di risorse private anche per il bene dello sblocco delle risorse pubbliche. In questa logica che evoca la necessità di mobilitare il risparmio privato sarebbe anche molto utile, come indicato da De Bortoli, rafforzare l’alfabetizzazione finanziaria degli italiani. Lo stato ha il compito di costruire un paesaggio chiaro in cui la liberazione di energie ad impatto sociale è fondamentale, come anche la sburocratizzazione dell’intero sistema. Le norme non ostacolino la liberazione dell’energie private, come avviene per il Partenariato Pubblico Privato a livello comunale con un ambiente non ostile all’investitore privato. Il punto di caduta è il sistema degli investimenti comunali, che riguardano il patrimonio pubblico, come per la riqualificazione delle scuole ad esempio. Superiamo i condizionamenti anche attraverso strumenti nuovi con economie di procedure semplificate, norme qualificate e poca volubilità nelle strategie politiche da attuare, a prescindere dall’appartenenza politica e a lungo periodo. Il mondo delle imprese, invece, sappia valorizzare le esperienze delle reti imprese con l’inclusione territoriale già esistente”.

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