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La mobilità interna nei comuni italiani - scheda n. 11

  • 29 Ott, 2014
Pubblicato in: Numeri e Territori
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Nel periodo 2002-2010 complessivamente nei comuni di quasi tutte le regioni italiane si registra un incremento del numero degli iscritti nelle anagrafi comunali: solo le amministrazioni del Molise e della Basilicata si ha una diminuzione del dato. Anche per quel che riguarda i cancellati si riscontra, in generale, nel paese, una crescita, con le sole eccezioni dei territori comunali pugliesi, lucani, siciliani e calabresi.
I comuni della Lombardia e dell'Emilia-Romagna, pur registrando il saldo di mobilità interna più elevato sia nel 2002 che nel 2010, evidenziano una contrazione tra inizio e fine periodo. Al contrario, nelle realtà amministrative della Valle d'Aosta e del Molise: nel 2002 presentavano un saldo di mobilità interna positivo, nel 2010 il numero di cancellati per trasferimento di residenza è superiore a quello degli iscritti nelle anagrafi.


Nei comuni delle regioni meridionali, in entrambe le annualità, si registra, complessivamente, un saldo negativo (con le sole eccezioni di Abruzzo e Molise, quest'ultimo solo per il 2010), ma se si confrontano i dati di inizio e fine periodo emerge come nel 2010 si assiste ad una generale diminuzione del dato, determinata dalla riduzione del divario tra il numero degli iscritti e dei cancellati. Ciò significa che i flussi migratori che dal sud si dirigono verso le aree centro-settentrionali del paese subiscono una frenata. I comuni lucani rappresentano l'unica eccezione.
Per quel che riguarda il tasso di mobilità interna, nelle realtà del centro-nord, pur registrandosi valori positivi sia nel 2002 che nel 2011, a significare come queste siano mete di destinazione privilegiata dei trasferimenti di residenza, si evidenzia, nel periodo, una riduzione dell'indice, ad eccezione dei comuni del Piemonte e del Trentino - Alto Adige. Sono proprio i territori trentini e altoatesini che registrano nel 2010 l'indice più elevato pari a 2,35 per mille abitanti (era 1,25 nel 2002). Seguono, con un tasso di mobilità interna pari a 1,95, i territori comunali localizzati in Emilia-Romagna che però presentano una notevole riduzione rispetto al 2002 quando registravano un indice pari a 4,48 per mille abitanti. Nelle realtà meridionali, il tasso di mobilità, pur mantenendo, in generale, valori negativi tra inizio e fine periodo, tende a migliorare nel 2012, tranne che, ancora una volta, nei comuni lucani.

L'analisi cartografica delinea un'Italia divisa tra nord e sud: emerge infatti la propensione all'esodo dai comuni delle regioni meridionali verso quelli centro-settentrionali dove sembrano concentrarsi i trasferimenti di residenza. In particolare valori positivi sono rilevabili nei comuni dell'Emilia-Romagna, della Toscana, dell'Umbria e del Lazio. Al sud il tasso di mobilità è nel complesso negativo, ad eccezione della Sicilia, in particolare nei comuni delle province di Palermo, Catania, Siracusa e Ragusa, e in Sardegna, in quelli delle province di Cagliari e Oristano e della costa nord-orientale.

 

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