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Pagamenti Pa, i tempi si allungano - Il Sole24 ore

  • 23 Set, 2013
Pubblicato in: Pagamenti
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In Campania c'è il Comune che, in attesa dell'arrivo dei fondi in cassa, avvisa le imprese fin dal bando: «Nulla sarà dovuto dall'ente per eventuali ritardi nei pagamenti» "dimenticando" l'esistenza di qualsiasi interesse o indennizzo per l'attesa.

 

In Sardegna c'è l'ente di gestione dei servizi idrici che ammette nel capitolato d'appalto di poter saldare solo «a 120 giorni dall'emissione della fattura». A scorrere i bandi di gara e i capitolati pubblicati da gennaio scorso sembra che i sessanta giorni per i pagamenti previsti per legge a partire dal primo gennaio, nella vita quotidiana delle imprese siano ancora un miraggio. Lo certificano anche le associazioni di categoria: i ritardi nel pagamento delle fatture anziché diminuire stanno aumentando. Per i costruttori dell'Ance, per esempio, nei primi sei mesi del 2013 si è arrivati a un'attesa media di 235 giorni, 50 in più dei 185 che servivano tre anni fa. Secondo l'osservatorio sui tempi di pagamento organizzato da Confartigianato - 2mila segnalazioni in pochi mesi - soltanto il 13% degli imprenditori rileva tempi diminuiti, mentre per il 68% nulla è variato. Va un po' meglio nella sanità: i fornitori di dispositivi medici di Assobiomedica registrano una media di 279 giorni di attesa nel primo semestre, contro i 309 necessari l'anno scorso. Anche la Fise Assoambiente (gestione rifiuti) segnala «un timido tentativo da parte di alcune stazioni appaltanti di allinearsi, almeno sulla carta, alle indicazioni sui tempi di pagamento, ma restano - si legge in una nota - situazioni anomale e non in linea con la direttiva europea». Già, perché in teoria la direttiva 2011/7, recepita in Italia con il Dlgs 192/2012, ha fissato in 30 giorni al massimo i tempi di pagamento nelle transazioni tra privati; in 60 giorni - peraltro da motivare - quelli della pubblica amministrazione. Pena: il riconoscimento automatico degli interessi di mora maggiorati di ben otto punti percentuali. Nei fatti, però, sono ancora tante le amministrazioni che non riescono ad adeguarsi agli obblighi di legge e che continuano a proporre ai propri fornitori patti giudicati iniqui dalla stessa normativa (si veda anche l'articolo a fianco). Intendiamoci: spesso è una necessità. Dietro queste scelte ci sono la concreta mancanza di fondi o l'impossibilità di spenderli per effetto del Patto di stabilità. In qualche caso si ripropongono in automatico i vecchi modelli di contratto, con riferimenti e tempistiche superati. Il risultato però è che mentre da un lato stiamo raggiungendo buoni risultati nello smaltimento degli arretrati (pagati 11,3 miliardi in quattro mesi, praticamente come il modello spagnolo), dall'altro continuiamo ad accumulare ritardi sui nuovi appalti. Con il rischio di tornare fra qualche mese a una situazione simile al punto di partenza. Navigando tra i documenti pubblicati sui siti spuntano diversi esempi delle difficoltà in cui si dibattono ancora gli enti pubblici. Ad aprile la società di gestione del servizio idrico in Sardegna Abbanoa lancia un bando per lavori di manutenzione delle reti e il contratto da firmare specifica: «Il mandato di pagamento delle somme dovute sarà emesso entro centoventi giorni data fine mese fattura». Per il servizio di raccolta rifiuti porta a porta nelle aree industriali la Aim di Vicenza dichiara: «I pagamenti avranno luogo a 90 giorni data fattura fine mese». Per la sanità nel Lazio e in Campania i capitolati prescrivono spesso ancora saldi a 180 giorni dalle fatture. Ma Assobiomedica segnala anche il caso limite di una Asl (sempre del Lazio) che ha provato persino a rifiutare il pagamento: «Con la giustificazione - spiegano dall'associazione - che l'ordine era da considerarsi provvisorio perché contrassegnato dalla lettera P». Come è finita? «Alla fine il pagamento è stato riconosciuto, ma con uno sconto del 5%». A volte le amministrazioni "cadono" sul nuovo saggio d'interesse fissato dal Dlgs 192, che prevede una maggiorazione automatica rispetto al tasso legale di otto punti percentuali. Sempre l'ente sardo, per esempio, riconosce solo il 2 per cento. In molti nei contratti non ne fanno menzione, o chiedono una deroga che è consentita solo nei patti tra imprese, citando invece le norme del Codice civile che fissano il saggio nella misura massima del 5% annuo. Per i lavori pubblici, per esempio, viene spesso citato il Regolamento del Codice appalti, che prevede 45 giorni per l'emissione del certificato di pagamento più altri 30 per il saldo vero e proprio. Altre volte pur citando la nuova legge si chiede flessibilità ai fornitori: «Premesso che i concorrenti sono operatori economici esperti nel settore delle forniture ad Aziende sanitarie ed ospedaliere e conseguentemente sono a conoscenza sia del sistema di finanziamento di queste ultime e sia anche della prassi dei rapporti tra le Aziende sanitarie e ospedaliere nazionali e regionali ed i propri fornitori» avverte la Fs4 Piemonte Nordovest. Come dire: un conto sono i termini di legge, un altro la realtà quotidiana delle aziende pubbliche. Ma il massimo, probabilmente, lo raggiunge il Comune di Campagna (Salerno). Dovendo attendere l'arrivo dei fondi dalla Regione Campania nel bando per i lavori di urbanizzazione per lo svincolo autostradale Sud-Est preferisce non sbilanciarsi e scrive: «I pagamenti avverranno solo dopo l'avvenuto accreditamento delle somme da parte della Regione Campania». Vietato pretendere qualsiasi indennizzo: «Nulla sarà dovuto pertanto - si legge sempre nel bando - dall'ente per eventuali ritardi nei pagamenti degli Stati di avanzamento lavori».

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