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Il personale dei comuni con contratto di telelavoro - Scheda n.21

  • 12 Nov, 2015
Pubblicato in: Personale dei comuni
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Il telelavoro1 è, per il personale comunale con un contratto a tempo indeterminato, una differente modalità di svolgimento dell’orario di servizio rispetto a quella ordinaria. Si tratta di uno strumento non ancora molto diffuso tra le amministrazioni comunali italiane. Le unità annue di personale comunale a tempo indeterminato che usufruiscono di questa possibilità sono 310. (Tabella 1). Da rilevare che nelle realtà comunali del Friuli-Venezia Giulia, dell’Umbria, dell’Abruzzo e del Molise tale tipologia contrattuale non è contemplata affatto.

L’incidenza delle donne è elevata: costituiscono poco meno dei tre quarti del totale (73,3%). Tale strumento di flessibilità nello svolgimento dell’orario di servizio trova diffusione soprattutto nei comuni delle regioni del nord. In particolare, nelle amministrazioni comunali dell’Emilia-Romagna, si rileva il valore più alto, 64 unità annue di personale comunale a tempo indeterminato, con un’incidenza del personale di genere femminile che sfiora l’80%. Seguono le amministrazioni della Lombardia, con 59 unità annue, e del Veneto, con 46 unità, rispettivamente pari al 19,0% e al 14,8% del totale. Valori rilevanti si riscontrano anche nelle amministrazioni comunali del Trentino-Alto Adige, del Piemonte, della Toscana e della Campania.

 

Tabella 1 Il personale con contratti telelavoro, per genere e regione, 2013 
Regione  Valore assoluto  Valore percentuale  Incidenza % donne 
Uomini  Donne  Totale 
Piemonte  32  34  11,0%  94,1% 
Valle d'Aosta  0,3%  100,0% 
Lombardia  17  42  59  19,0%  71,1% 
Trentino-Alto Adige  31  37  12,0%  83,2% 
Veneto  42  46  14,8%  91,3% 
Friuli-Venezia Giulia  0,0% 
Liguria  2,9%  77,8% 
Emilia-Romagna  13  51  64  20,6%  79,7% 
Toscana  15  19  6,1%  78,9% 
Umbria  0,0% 
Marche  1,3%  36,5% 
Lazio  0,3%  0,0% 
Abruzzo  0,0% 
Molise  0,0% 
Campania  13  17  5,5%  23,5% 
Puglia  2,9%  11,1% 
Basilicata  0,3%  0,0% 
Calabria  2,3%  0,0% 
Sicilia  0,3%  0,0% 
Sardegna  0,3%  0,0% 
Totale  83  227  310  100,0%  73,3% 
Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Ministero dell'Economia e delle Finanze, 2015 

 


Per quanto riguarda la diffusione del telelavoro per classi di ampiezza demografica, si assiste ad un incremento di tale tipologia contrattuale, in linea di massima, all’aumentare della popolosità comunale (Tabella 2). Nei comuni che superano i 250.000 cittadini si registra il valore più elevato, pari a 106 unità annue, il 34,2% del totale. L’incidenza delle donne è superiore al valore medio del 73,3% nei comuni con meno di 2.000 residenti e in quelli con una popolazione superiore a 20.000 abitanti. Nelle realtà comunali con oltre 250.000 cittadini tale dato raggiunge il valore più elevato, pari al 90,6%.

 

Tabella 2 Il personale con contratti telelavoro, per genere e classe demografica, 2013 
Classe di ampiezza demografica  Valore assoluto  Valore percentuale  Incidenza % donne 
Uomini  Donne  Totale 
0 - 1.999  1,3%  75,0% 
2.000 - 4.999  11  17  5,5%  35,3% 
5.000 - 9.999  23  31  10,1%  25,6% 
10.000 - 19.999  17  12  28  9,1%  40,9% 
20.000 - 59.999  45  53  17,1%  84,9% 
60.000 - 249.999  13  58  71  22,9%  81,7% 
>= 250.000  10  96  106  34,2%  90,6% 
Totale  83  227  310  100,0%  73,3% 

Fonte: elaborazione IFEL-Dipartimento Studi Economia Territoriale su dati Ministero dell'Economia e delle Finanze, 2015 


1 Il Telelavoro è una modalità flessibile di lavoro prevista dalla legge n. 191/98 e dall’accordo quadro A.Ra.N./OO.SS. del 23.3.2000. La prestazione lavorativa è disciplinata, per il personale a tempo indeterminato, dal contratto collettivo di comparto e dalla contrattazione collettiva integrativa di ente sulla base di progetti predisposti dall’Amministrazione. La prestazione è contraddistinta dai seguenti elementi: utilizzo di collegamenti informatici; distanza del lavoratore dalla sede di servizio presso il quale lo stesso presta servizio. L’ammontare di questa tipologia di personale viene quantificata in termini di “unità annue”. Tale valore si ottiene sommando i mesi lavorati, distintamente per ciascuna delle tipologie, per categoria di personale e per genere, e dividendo tale valore per i 12 mesi dell’anno.

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