Ultimo aggiornamento 28.05.2025 - 11:00
Amministratore IFEL2

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Il tasso di natalità nelle amministrazioni italiane registra un indice negativo nelle regioni del sud con livelli inferiori a quelli rilevati mediamente a livello nazionale. Rappresentano un’eccezione i comuni campani e siciliani rispettivamente con 8,72 e 8,53 nati per 1.000 abitanti. Nei territori comunali delle regioni settentrionali si rilevano invece indici superiori alla media nazionale per il 50% delle realtà considerate.
Nei comuni del Trentino-Alto Adige si registra il tasso di natalità più elevato del Paese (9,61 nati per 1.000 abitanti), seguiti da quelli della Lombardia (8,41 nati per 1.000 abitanti), ed Emilia-Romagna (8,05 nati per 1.000 abitanti). Tuttavia, il valore più contenuto del Paese (6,90 nati per 1.000 abitanti), si riscontra nelle realtà amministrative della Liguria.
Tra i comuni localizzati nelle regioni centrali si osservano tassi inferiori alla media nazionale, fatta eccezione per il Lazio, dove il tasso di natalità è pari a 8,19 nati ogni 1.000 abitanti (Tabella 1).

Tabella1 Scheda64

Lo scarto registrato tra il tasso di natalità e quello di mortalità nelle realtà amministrative, evidenzia come nelle regioni del sud si trovino le variazioni negative più evidenti, ad eccezione di quelle campane (-0,99 nati per 1.000 abitanti).
Anche i territori comunali del nord presentano uno scarto di periodo negativo che, tuttavia risulta sempre inferiore rispetto a quello nazionale, con la sola eccezione dei comuni localizzati in Trentino Alto Adige (-0,72 per ogni1.000 abitanti).
I comuni del centro Italia presentano anch’essi uno scarto di periodo negativo, ma non superiore a quello nazionale.

Analizzando invece il tasso di mortalità nazionale i comuni liguri registrano il valore assoluto più elevato, pari a 13,62 decessi ogni 1.000 abitanti. A differenza del tasso di natalità, per il valore del tasso di mortalità non si nota una chiara correlazione con l’area geografica di appartenenza del comune. Infatti, la presenza di tassi di mortalità superiori alla media nazionale si registra al nord, nelle amministrazioni piemontesi (12,28), friulane (12,12); al centro, nei comuni umbri (12,13), toscani (12,11) e marchigiani (11,79); al sud, nelle realtà molisane (12,45), abruzzesi (11,58) e lucane (11,18).
Lo stesso discorso può essere fatto per le realtà territoriali che presentano tassi di mortalità più contenuti. Il primato spetta ai comuni del Trentino-Alto Adige con 8,88 decessi ogni 1.000 abitanti, seguiti dalle realtà pugliesi e campane che presentano, rispettivamente, tassi pari a 9,69 e 9,71.

Registrazione video relativa al webinar del 28 giugno 2017 - Sistema informativo del demanio marittimo: domande e risposte - Relatori: Gabriele Lami, Referenti Centro Operativo Nazionale.

Registrazione video relativa al webinar del 20 giugno 2017 - Sistema informativo del demanio marittimo: funzionalità e strumenti - Relatori: Gabriele Lami, Referenti Centro Operativo Nazionale.


Negli ultimi 8 anni il personale comunale in servizio ha subito una progressiva e sensibile riduzione (Figura 1). Se, infatti, nel 2007 ammontava a 479.233 unità, nel 2014 il valore si riduce a 416.964, con una variazione percentuale di periodo che si attesta al -13,0%.
La riduzione percentuale più significativa, pari al -3,2%, è quella rilevata nel passaggio tra il 2011 ed il 2012: in tale intervallo, infatti, il personale comunale in servizio è diminuito, in valore assoluto, di oltre 14 mila unità.

Figura 1 Il personale in servizio delle amministrazioni comunali italiane, 2007 – 2014

Figura1 scheda43

Negli 8 anni considerati, la riduzione del numero complessivo di unità di personale comunale in servizio ha colpito in misura maggiore la componente di genere maschile (Figura 2), che si è contratta di quasi il doppio (-39.000 unità) rispetto alla riduzione avvenuta a carico della componente femminile (-23.269).


Figura 2 Il personale in servizio delle amministrazioni comunali italiane, per genere, 2007 – 2014

Figura2 scheda43

L’analisi dell’incidenza percentuale del personale in servizio di genere femminile sul totale conferma quanto sopra esposto. Infatti, il valore dell’indicatore è sempre cresciuto, anche se in misura minore dal 2011, in tutte e 8 le annualità considerate (Figura 3). Nel 2007 il personale in servizio di genere femminile rappresentava poco più della metà dell’universo complessivo, il 51,0%; nel 2014 l’incidenza delle donne sul totale raggiunge il 53,0%.


Figura 3 L’incidenza percentuale di personale di genere femminile, in servizio nelle amministrazioni comunali, 2007 – 2014

Figura3 scheda43

Nel corso degli 8 anni osservati, il numero di unità di personale comunale in servizio ogni 1.000 abitanti è passato da 8,04, rilevato nel 2007, a 6,89 nel 2014 (Figura 4). Una riduzione di periodo dunque pari al -14,3%

Figura 4 Il personale in servizio delle amministrazioni comunali italiane, per 1.000 abitanti, 2007 – 2014

Figura4 scheda43

 trasferimenti dallo Stato e dalle regioni costituiscono una componente importante del bilancio comunale. L’analisi territoriale evidenzia la forte incidenza dei trasferimenti in favore dei comuni appartenenti alle regioni a Statuto Speciale. Le entrate da trasferimenti di queste Regioni sono per un 22% provenienti dallo Stato e per il restante 78% dalla regione (Fig. 1). In particolare in Valle d’Aosta (873,7 euro pro capite) e in Friuli Venezia Giulia (588,5 euro pro capite), con la componente maggiore proveniente da trasferimenti regionali (Tab.1). Una situazione particolare si evidenzia per i comuni siciliani e sardi che registrano valori elevati o in linea con la media nazionale anche  per la parte di risorse provenienti dallo Stato. Tra i comuni delle regioni a Statuto Ordinario va sottolineato che il dato relativo alle amministrazioni abruzzesi è influenzato dai trasferimenti statali in favore dei comuni terremotati,  mentre la Basilicata supera con un valore di 330, 6 euro pro capite ampiamente il valore medio nazionale. All’opposto, entrate da trasferimenti complessivamente di poco superiori ai 200 euro per abitante vengono rilevate nei comuni del Molise (210, 4 euro pro capite) del Lazio (228,4,6 euro pro capite).

Figura 1

Immagine 1 scheda 63

 

Tabella 1 

Tabella1Scheda63

Differenze significative si osservano, oltre che a livello territoriale, anche in termini di dimensione demografica dei comuni (Tab. 2). Tenendo sempre conto che il dato relativo alla fascia demografica 60.001-100.000 abitanti, è influenzato dai trasferimenti statali in favore dei comuni terremotati, i valori più elevati si osservano nelle piccolissime amministrazioni (fino a 1.000 abitanti) e nelle realtà con una popolazione superiore a 250.000 residenti, dove le entrate da trasferimenti ammontano rispettivamente a 455,7 e 310,8 euro pro capite. All’opposto i trasferimenti più contenuti, pari a 134,5 euro pro capite, si osservano in corrispondenza delle amministrazioni con una popolazione compresa tra 10.001 e 20.000 abitanti.

Tabella 2 

Tabella 2 scheda 63

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