La Guida illustra in modo organico le disposizioni emanate dall’ARERA nel corso del 2022, con particolare riferimento alla delibera ARERA n.363/2021, e rappresenta l’evoluzione del primo volume IFEL dedicato al Metodo tariffario rifiuti (MTR) avviato dal 2019.
In particolare, il nuovo metodo MTR-2, che nel Volume viene dettagliatamente analizzato, segna il passaggio da un PEF annuale ad uno quadriennale, (2022-2025), e introduce diverse novità e integrazioni al primo MTR; si prevede l’introduzione della regolazione delle tariffe di accesso agli impianti di trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti urbani, allo scopo di premiare la strada della valorizzazione del rifiuto, e l’introduzione del concetto di “perequazione ambientale ”sulla base della gerarchia dei rifiuti, oltre ad altre importanti novità che a partire dal 2022 faranno parte integrante dei Piani economico finanziari degli enti.
L’obiettivo è quello di restituire agli operatori una chiave di lettura agile in un testo unico e integrato, a partire dalle note di approfondimento predisposte da IFEL sin dall’avvio della nuova regolazione.
Si svolgerà a L’Aquila, il primo marzo prossimo, presso la sede del Gran Sasso Science Institute (GSSI) dalle ore 10:00 – 13:00, la presentazione del V Rapporto sui Comuni 2022, che dedica tutta la sua corposa terza parte alle questioni aperte che riguardano le aree interne del Paese. L’evento è co-organizzato dalla Fondazione IFEL e dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, che ha curato il Rapporto per conto di IFEL.
IL TEMA
La riflessione sulle aree interne è importante in un momento in cui entra nel vivo la fase di “messa a terra” del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), uno dei più importanti programmi di investimenti promosso dall’Europa nel secondo dopoguerra.
Non solo. E’ in fase di avvio anche la stagione del nuovo ciclo di programmazione della politica di coesione (2021-2027), mentre importanti risorse sono ancora da spendere a valere sul ciclo che si chiude a dicembre 2023. Secondo stime IFEL, sono circa 73 i miliardi di euro a disposizione dei Comuni fino al 2029 per intervenire su tutte le materia di competenza dei governi locali: dalla scuola (compresi asili nido) alla mobilità (urbana ed extra urbana), dall’energia (efficientamento ed energie alternative) all’economia circolare (rifiuti), dalla digitalizzazione (potenziamento della rete internet) alla valorizzazione culturale.
Le “aree interne” sono i territori più distanti dai luoghi dove sono erogati i principali servizi di cittadinanza legati alla salute (ospedali), all’istruzione (scuola), alla mobilità (trasporti e internet). Si tratta di circa 13 milioni di cittadini che vivono in 3.834 comuni (dato 2021), il 48,5% del totale, su un territorio che copre i 3\4 della superficie nazionale. Una fetta importante di Italia che non è stata solo marginalizzata dalle politiche degli ultimi 40 anni, il cui tasso di spopolamento è triplo rispetto alla media nazionale, ma che detiene anche una disponibilità elevata di importanti risorse ambientali (idriche, sistemi agricoli, foreste, paesaggi naturali e umani) e risorse culturali (beni archeologici, insediamenti storici, abbazie, piccoli musei, centri di mestiere) utili per l’intero Paese.
Nel corso dell’evento saranno illustrate le politiche indirizzate alle aree interne, a partire dalla strategia nazionale (SNAI), ma anche definite nell’ambito del PNRR e nelle altre linee di investimento dell’UE e dello Stato.
La tavola rotonda finale proverà ad anticipare gli scenari futuri, ragionando su come le aree interne usciranno dopo questa stagione di investimenti, con quali prospettive, quali problemi ancora irrisolti, quante speranze di aver invertito il trend di spopolamento che le riguarda.
PER PARTECIPARE
L’evento verrà trasmesso anche in diretta streaming a questo link. Consulta il programma qui.
In risposta alle difficoltà e alle perturbazioni del mercato energetico mondiale causate dall'invasione russa dell'Ucraina, la Commissione europea ha presentato il piano REPowerEU.
Il Repower UE si basa su quattro pilastri fondamentali al fine di riuscire a contrastare la crisi energetica, ovvero:
Per riuscire a raggiungere i 4 punti focus del REPowerEU, si è stimato un investimento di circa 300 miliardi di euro da attuare nei prossimi 5 anni.
La gran parte delle risorse derivano dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che attribuisce al Repower EU 225 miliardi di euro mediante dei prestiti e 20 miliardi tramite le sovvenzioni.
Gli Stati Membri dell’Unione Europea sono autorizzati a inserire un capitolo dedicato al Repower EU nei loro PNRR, così da indirizzare gli investimenti in tale direzione e attuare le riforme necessarie.
Tra le altre fonti di finanziamento di REPowerEU figurano:
Il 13 e 14 febbraio scorso i deputati europei, hanno discusso e votato in via definitiva un accordo raggiunto con il Consiglio lo scorso dicembre, secondo cui i Paesi UE che chiederanno di ricevere fondi supplementari attraverso un piano di ripresa e resilienza (PNRR) modificato, saranno obbligati a includere misure per il risparmio energetico, la produzione di energia pulita e la diversificazione dell’approvvigionamento energetico, come previsto dal REPowerEU.
Durante i negoziati, i deputati hanno ottenuto che le nuove misure sostengano le famiglie vulnerabili, le PMI e le microimprese. Inoltre, hanno convinto i Paesi UE a destinare almeno il 30% della loro spesa nell'ambito di REPowerEU a progetti che si focalizzano sulle carenze esistenti nella trasmissione, distribuzione e stoccaggio dell'energia, e sull’aumento degli scambi transfrontalieri.
In Italia il Governo per rispondere alle richieste della Commissione e per gestire meglio il PNRR e la sua programmazione a quella dei fondi di coesione efficientandone l’utilizzo e la spesa, ha deciso di riallineare la programmazione di coesione, il PNRR, e il Repower EU.
Tutta la nuova strategia sarà pronta entro il 30 aprile, quando andranno consegnati a Bruxelles i piani Repower EU e la revisione del PNRR.
In occasione del Consiglio dei Ministri del 16 febbraio scorso, Raffaele Fitto, Ministro per gli affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il PNRR, ha illustrato la Relazione sull’attuazione della Politica di coesione 2014-2020.
L'analisi dello stato di avanzamento dei programmi della politica di coesione, europea e nazionale, per il ciclo di programmazione 2014-2020 restituisce un quadro in cui l’Italia, che è uno dei maggiori beneficiari dei fondi strutturali e di investimento europei (SIE), si colloca purtroppo agli ultimi posti per efficienza ed efficacia nell’utilizzo delle risorse assegnate.
Alla fine di ottobre 2022, la percentuale di spesa è pari al 55% del programmato, contro una media europea del 69% e i pagamenti sono fermi al 34%, considerando sia i Fondi SIE (Fondo Sociale Europeo FSE e Fondo Europeo di Sviluppo Regionale FESR) e relativa quota di cofinanziamento nazionale, sia il Fondo di Sviluppo e Coesione FSC (nelle sue due articolazioni POC -Piani operativi complementari e PSC - Piani sviluppo e coesione).
In valore assoluto, su 126,6 miliardi di euro ne sono stati spesi 46,1; al netto degli interventi in risposta all’emergenza Covid, si tratta di 36,5 miliardi su 116,2 (pari al 31,5% del programmato).
Nel caso specifico dei fondi SIE, per i quali c’è l’obbligo di rendicontazione finale al termine del 2023 (in base alla regola N+2), la spesa complessiva ancora da realizzare entro dicembre 2023 è pari a 29,9 miliardi di euro (il 46% del valore delle risorse programmate).
Infine, la Relazione dà particolare risalto ai problemi di monitoraggio dei fondi, a quelli di governance e, nel caso del Fondo sviluppo e coesione (FSC), anche a criticità legate alla “spoliazione” dei programmi a favore di micro-interventi territoriali di carattere emergenza, sganciati dunque da una forte analisi di contesto e valutativa.
Per contrastare tutte le complesse problematiche sopra accennate, il Governo intende adottare rimedi strutturali, da un lato per rendere efficiente l’utilizzo dei fondi UE, dall’altro per riallineare la programmazione di Coesione, PNRR e Repower EU, il nuovo piano che potrà utilizzare per l’attuazione degli interventi programmati fino al 7,5% dei fondi della politica di coesione.
Tali rimedi, nel contesto complessivo di una nuova strategia, dovranno essere definiti entro il 30 aprile p.v., la data in cui i Piani “Repower EU” e la revisione del PNRR dovranno essere inviati a Bruxelles.
“Non è più rinviabile la razionalizzazione del sistema di protezione sociale: va reso più omogeneo, più collaborante tra i vari livelli istituzionali per consentire al cittadino di avere un punto di riferimento unico a cui rivolgersi”. Lo ha detto il sindaco di Novara e Presidente IFEL, Alessandro Canelli, durante la presentazione del documento generale di indirizzo illustrato durante il consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps.” Per questo potenziare le piattaforme digitali interoperabili tra Inps e Comuni risulta di fondamentale importanza, per scambiarsi dati ed informazioni sui cittadini da assistere o per verificare se abbiano effettivamente bisogno di assistenza”.
“Spesso il cittadino – ha spiegato Canelli – deve fare ‘il giro delle sette chiese’, per cercare una interlocuzione con uffici, funzionari, numeri di telefono al quale nessuno risponde, file in uffici vari e di varia natura. Ecco perché risultano virtuose le iniziative come quella dell’Inps per istituire un protocollo tra Inps e servizi sociali dei comuni, Caritas e sant’Egidio. I protocolli e le collaborazioni tra enti sono la strada giusta per fornire un punto unico di accesso dove la persona possa essere trattata e presa incarico a 360 gradi e per determinare un fascicolo unico familiare di tipo sanitario e socio assistenziale”.