Talk on web della Fondazione su Investimenti nella “medicina territoriale” nel dopo Covid19: come implementare gli interventi nelle aree interne?
“La pandemia ha stimolato una riflessione molto ampia sulla rilevanza e la strategicità delle aree interne. Prima dell’irruzione del Covid nelle vostre vite la vulgata generale associava il destino dell’uomo alle grandi aree urbane. L’idea che la densità urbana fosse il destino ineluttabile dell’uomo sembra ormai definitamente archiviata. Ovviamente questa nuova consapevolezza impone uno sforzo programmatorio che sappia rafforzare alcuni presidi imprescindibili per garantire la valorizzazione delle aree interne. Connessione digitale, scuola e salute sono pagine fondamentali della nuova agenda per le aree interne da costruire per il futuro. In questa logica, la medicina territoriale può e deve essere un tema centrale della ripartenza del Paese. Finora le riflessioni sulla sanità erano fortemente condizionate dall’obbligo di contenere la spesa. Ora si tratta invece di definire un progetto organico e strutturato che presupponga l’individuazione delle attività assistenziali della medicina territoriale, le figure professionali competenti e le dotazioni strumentali e umane da garantire una piena esplicazione delle potenzialità della medicina territoriale. Un lavoro da fare subito ed in collaborazione tra Stato e Regioni.” E’ quanto ha dichiarato Guido Castelli, Presidente IFEL, nel Talk on web odierno della Fondazione dell’Anci sugli investimenti nella “medicina territoriale” nel post Covid19 con un occhio di riguardo per le aree interne.
Nel dopo Covid19 saranno sicuramente rilanciati gli investimenti nella medicina territoriale, mentre nelle 72 aree interne (circa 1066 Comuni) della sperimentazione SNAI già sono stati progettati interventi, ora in fase di attuazione, che hanno l’obiettivo di rafforzare questa componente dell’offerta sanitaria nazionale (rete degli operatori di medicina generale e pediatri, infermieri di comunità, ostetricia di comunità, farmacie di servizio, ecc.).
“IFEL lavora da tempo sul tema delle “aree interne” viste dal punto di vista dell’economia e della finanza locale. Il tema del rapporto tra aree interne e “medicina territoriale” ha conquistato una inedita “centralità” a causa dell’epidemia Covid – E’ quanto ha dichiarato nel suo intervento Pierciro Galeone, Direttore di IFEL - L’esperienza delle aree interne diventa “esemplare” nella ricerca di un nuovo equilibrio tra i servizi sanitari e quelli socio-sanitari. Non si tratta solo del rapporto tra ospedali e territorio. Occorre mettere punto una strategia complessiva ed individuare delle soluzioni realistiche. Solo così possiamo indirizzare correttamente le scelte di allocazione delle risorse. Alla tutela della salute, nei prossimi anni, saranno destinati rilevanti investimenti pubblici. E’ importante definire per tempo obiettivi, modelli organizzativi, sistemi di governo che coinvolgono stato, regioni e comuni. In questa direzione, dalle aree interne emergono non solo domande specifiche ma anche risposte utili per l’intero Paese”.
“Questa emergenza pandemica ha messo in crisi le negatività del vivere nelle aree metropolitane, molto valorizzate dall’Agenda europea negli ultimi e oggetto di molti investimenti pubblici. E’ emerso che vivere nei piccoli borghi, nonostante il gap infrastrutturale di cui lo Stato dovrà farsi carico, mostra dei pregi di cui avevamo perso memoria. Da qui la ripartenza per il paese e la tematica della salute ha un’importanza che si mostra uguale alle politiche sul lavoro, l’istruzione e le azioni contro lo spopolamento dei territori. Un buon welfare, una buona medicina, un buon sistema sanitario vanno a sommarsi agli elementi positivi introdotti con la Strategia per le aree interne che si sta attuando. Questo processo riguarda soprattutto la riorganizzazione della rete territoriale degli ospedali, la spesa per i quali copre ancora in Italia circa la metà della componente pubblica della spesa sanitaria. Prioritaria la sinergia tra gli Enti locali, tra i sindaci che meglio hanno chiare le esigenze dei territori e dei cittadini”. Così Matteo Luigi Bianchi, Delegato ANCI per le “Aree Interne”, nel suo intervento di chiusura.
Ai lavori del Talk on web della Fondazione hanno partecipato Micaela Fanelli, Consigliere Regione Molise e Casa della Salute di Riccia (CB), Donato Scolozzi, Associate Partner KPMG e Healthcare, Roberto Laneri per il Ministero della Salute. I lavori sono stati coordinati da Francesco Monaco, Responsabile Fondi UE e investimenti territoriali IFEL.
Il corso e-learning gratuito avviato il 15 giugno su “Smartworking - Sfide e opportunità” per i comuni italiani, frutto della collaborazione tra IFEL e Federica Web Learning, il Centro di Ateneo per l’innovazione, la sperimentazione e la diffusione della didattica multimediale dell’Università di Napoli Federico II ha già più di 2.700 iscritti.
L'obiettivo del corso è quello di affrontare in maniera consapevole questa modalità di lavoro, gestendo bene gli spazi, gli strumenti e le relazioni al servizio del benessere e della produttività in ambito professionale.
Gli iscritti al corso di eLearning sono 2.747, di cui le persone che hanno iniziato il corso sono 2.262, così ripartite:
Gli enti locali rappresentano il 40,5% del totale:
Il report, realizzato in collaborazione con l'Università degli Studi di Pavia - Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, si articola in due parti.
La prima è una raccolta dei provvedimenti adottati dalla Dichiarazione dello stato di emergenzasino ad oggi, riportati seguendo il criterio gerarchico delle fonti: leggi, decreti-legge, decreti del Presidente Consiglio dei Ministri, delibere del Consiglio dei Ministri, ordinanze ministeriali, circolari, note e altri provvedimenti e atti amministrativi. I provvedimenti sono presentati in ordine cronologico e sono aggiornati al 26 maggio 2020. Ogni provvedimento ha il collegamento ipertestuale con le fonti ufficiali. Il report raccoglie, inoltre, i provvedimenti e i documenti dell’INAIL e dell’ANAC e le note dichiarimento, di approfondimento e di indirizzo dell’ANCI e dell’IFEL.
La seconda parte (Ricognizione delle principali disposizioni relative agli enti locali) presenta una raccolta delle più importanti disposizioni che interessano gli enti locali contenute nei principali decreti emanati dal Governo, con specifici rimandi, per ulteriori approfondimenti, a note di chiarimento e note esplicative dell’ANCI e dell’IFEL.
“IFEL segue il tema degli investimenti ormai da tanti anni e dopo la tendenza 2010-2015, che ha visto un calo di risorse sul tema del circa il 40 per cento, la ripresa c’era ed era evidente. Poi il Covid ha interrotto questo processo come altri processi di crescita del Paese. Però nell’ultimo semestre 2019 abbiamo registrato un aumento della spesa da destinare agli investimenti dell'11 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018 e questo fa ben sperare per il futuro”. Con queste parole il direttore di IFEL, Pierciro Galeone, ha aperto il Talk on web “Investimenti per la ripresa: spendere di più e meglio. Si può?”, organizzato oggi 26 giugno in teleconferenza da IFEL e Anci. Un evento che ha fatto il punto sugli investimenti, all’indomani dell’emergenza Covid che ha bloccato una tendenza che prima della pandemia registrava segnali di ripresa incoraggianti.
Segnali ricordati per primo dal sindaco di Novara e delegato Anci alla finanza locale, Alessandro Canelli che però ha indicato quattro direttrici su cui i decisori locali, e soprattutto nazionali, devono muoversi per non sprecare la scia positiva di fine 2019. “La ripresa del trend c’è – ha detto Canelli – ma servono quattro azioni fondamentali: mettere i Comuni al centro delle politiche di investimento nazionali; lavorare per migliorare e trovare nuove competenze specifiche; manutenere, senza stravolgerle, le norme per sburocratizzare e infine attrarre investimenti privati da affiancare alle risorse pubbliche”. “E poi – ha continuato il delegato Anci alla finanza locale – progetti seri, pianificazione e visione territoriale, altrimenti saremmo costretti ricorrere sempre allo Stato centrale. L’anno scorso – ha infatti ricordato – con i 400 milioni messi a disposizione degli enti locali per c’è stata un’accelerata eccezionale, a cui si sono aggiunte altre operazioni minori nei piccoli enti ugualmente valide. Bisogna quindi andare avanti su questa linea – ha concluso il sindaco di Novara –, svecchiando il personale nei Comuni, spingendo sull’innovazione e avendo una prospettiva precisa, che coinvolga i privati in una azione unitaria per la crescita che, se passa dai territori, sarà più efficace e veloce”.
Il presidente di IFEL, Guido Castelli è partito dal 2011 “quando – ha ricordato – è cominciata una stagione, durata fino al 2017, in cui le regole del patto di stabilità e della finanza armonizzata premiavano chi non investiva. Gli strascichi e le tossine di questa impostazione sono ancora presenti. Ora le cose vanno meglio ma bisogna puntare sui Comuni e sulla loro autonomia”. Infatti per Castelli “l’idea stessa di rigenerazione urbana dello scorso anno aderiva al principio del bando statale mettendo da parte la programmazione. Questo approccio centralista – ha rimarcato il presidente Ifel – non ha stimolato al meglio le capacità tecniche dei territori, che restano fondamentali per attivare spesa efficace. Il superamento del patto di stabilità – ha aggiunto Castelli – ha reso i territori serventi a principi che non li hanno responsabilizzati”.
Infine la questione norme. Per il presidente IFEL “tutto il diritto amministrativo, complessivamente, ha perso qualità. I nostri Rup devono ogni giorno deambulare tra una selva di norme che non sempre sono scritte in maniera univoca. E questa fragilità del sedimento amministrativo – ha concluso– è un’evidente freno per chi, pubblico o privato, vuole mettere risorse per investire”.
“Nella PA il cambiamento intercorso con lo “smart working” non è solo una questione di norme, tuttavia, ma anche di atteggiamento e predisposizione culturale ad una modalità di lavoro che richiederà del tempo per consolidarsi”. Così Guido Castelli, Presidente di IFEL a margine dell’evento odierno della fondazione sulla “Flessibilità nella gestione del personale: opportunità, vincoli, responsabilità”.
“È improprio qualificare in termini di “smart working” – ha tenuto a precisare l’ex Sindaco di Ascoli Piceno - il fenomeno di massivo distanziamento fisico che da marzo ha portato migliaia di dipendenti pubblici a svolgere le proprie mansioni da casa. Lo Smart working e il telelavoro rispondono, in effetti, a canoni organizzativi difficilmente rintracciabili nella situazione di fatto che si determinata con il lock down. Ciò nonostante si è trattato di una esperienza da cui trarre insegnamento proprio per profilare la possibilità di un utilizzo di questi modelli organizzativi nella PA”.
“Richiederà anche il superamento di alcuni stereotipi che da tempo affliggono la PA – ha concluso Castelli - Il passaggio dalla cultura dell’adempimento a quella del funzionamento, una maggiore autonomia complessiva da riconoscere ai comuni e il superamento di una stagione di vincoli formali e finanziari che ha depresso le energie dei comuni”.