La legge n.56, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 7 aprile 2014, prevede l'istituzione entro il 1° gennaio 2015 delle città metropolitane di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma Capitale, Napoli, Bari e Reggio Calabria, che subentrano alle province omonime. Le nuove istituzioni metropolitane sono definite dall'art.1 comma 2 della legge come "enti territoriali di area vasta (...) con le seguenti finalità istituzionali generali: cura dello sviluppo strategico del territorio metropolitano; promozione e gestione integrata dei servizi, delle infrastrutture e delle reti di comunicazione di interesse della città metropolitana; cura delle relazioni istituzionali afferenti al proprio livello, ivi comprese quelle con le città e le aree metropolitane europee".
La fusione intercomunale consiste nell'accorpamento e soppressione di comuni preesistenti al fine di costituire un nuovo comune. Tale istituto è previsto dall'articolo 133 della Costituzione in cui si legge: «La regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni». L'articolo 15 del TUEL, "Modifiche territoriali, fusione ed istituzione di comuni", tratta l'istituto della fusione indicando le amministrazioni regionali quali unici enti competenti nella modifica delle circoscrizioni territoriali, «a norma degli articoli 117 e 133 della Costituzione», specificando la necessità di ascoltare le popolazioni interessate prima di qualsiasi variazione.
Le fonti di energia rinnovabile rappresentano ormai un fattore chiave nella produzione di energia legata alla salvaguardia ambientale e alla tutela della qualità della vita. Nel nostro Paese, al 31 dicembre 2013, si contano 5.239 impianti alimentati a fonti rinnovabili qualificati e in esercizio, dotati di una potenza totale di 22.631.657 kW (Tabella 1).
L'Italia è una delle zone più sismiche del Mediterraneo. La gran parte del territorio nazionale è stato, nel corso della storia, interessato da effetti sismici alquanto intensi. Fanno eccezione alcune zone delle Alpi centrali e della Pianura Padana, un largo tratto della costa toscana e gran parte della Sardegna e della Puglia. Al contrario, le Alpi orientali, l'Appennino settentrionale, il Gargano, l'Appennino Centro-meridionale, l'Arco calabro e la Sicilia orientale sono le aree, per numerosità e intensità, maggiormente colpite da sismi.
Sono 7.211 i comuni che ospitano strutture scolastiche nel proprio territorio, una cifra pari all'89,5% del totale delle amministrazioni comunali italiane. I comuni lombardi sono i più numerosi (1.373), seguiti dalle amministrazioni piemontesi (875) e venete (569). Osservando i valori in termini percentuali sul totale delle realtà comunali regionali, valori superiori al dato medio si osservano tra i comuni situati al centro-sud con le eccezioni rappresentate da quelli abruzzesi (83,9%) e molisani (85,3%). Tra le amministrazioni del nord si osservano valori inferiori all'89,5% in quelli del Piemonte (con il numero più basso di comuni della regione ospitanti strutture scolastiche, il 72,6%) della Liguria (81,7%) e del Trentino-Alto Adige (83,5%).