Dei 6.412 sindaci che amministrano, a luglio 2012, i comuni italiani e per i quali è nota la data di nascita, solo 277 risultano avere un'età pari o inferiore a 35 anni, il 4,3% del totale.
Solo nei comuni del nord Italia si trovano percentuali superiori alla media. In particolare nelle amministrazioni comunali della Valle d'Aosta si registra la presenza più significativa di giovani sindaci, pari al 9,6%, più del doppio del valore medio. Seguono le amministrazioni comunali dell'Emilia - Romagna (7,1%) e del Friuli - Venezia Giulia (6,3%).
Il rapporto tra la popolazione residente in età non attiva (da 0 a 14 anni e da 65 anni e oltre) e la popolazione in età lavorativa (da 15 a 64 anni) moltiplicato per cento calcola l'indice di dipendenza demografica, che misura il peso economico e sociale che la popolazione attiva deve sopportare al fine di garantire le esigenze dei più giovani o dei più anziani, che essendo in età non lavorativa non possono soddisfare autonomamente le proprie necessità. Il progressivo allungamento dell'età della popolazione residente nel nostro paese ha provocato uno squilibrio generazionale che ha determinato, a sua volta, una graduale crescita dell'indice di dipendenza demografica.
I 4.570.317 stranieri residenti nei comuni italiani rappresentano il 7,5% della popolazione residente nel nostro paese; l’indice registra una significativa crescita rispetto al dato rilevato nel 2002 (2,4%).
Dall’analisi dei dati, emerge una netta distinzione tra i comuni localizzati nelle regioni del sud ed in quelli nel centro e nel nord. Questi ultimi due gruppi di comuni, infatti, registrano, nel 2011, percentuali, generalmente, superiori al dato medio (con la sola eccezione dei comuni valdostani), con valori superiori al 10% nei comuni emiliano-romagnoli (11,3%), umbri (11%), lombardi (10,7%) e veneti (10,2%).
Sono 450.337 le unità che costituiscono il personale dipendente delle 8.029 amministrazioni comunali italiane.
Alla luce delle ultime disposizioni introdotte dalla legge n. 135/2012 (c.d. SpendingReview 2) relative all'associazionismo intercomunale obbligatorio per i comuni fino a 5.000 abitanti, risulta evidente come il fenomeno delle unioni di comuni assuma sempre un rilievo maggiore per il riordino territoriale dei piccoli comuni.