Oltre la metà della popolazione straniera residente nei comuni italiani (53,4%) proviene dall'Europa. Poco più di un quinto degli stranieri regolari (21,6%) giunge, invece, in Italia dal continente africano, il 16,8% dall'Asia e solo l'8,1% dei cittadini stranieri provengono dall'America settentrionale e centro-meridionale.
Dall'analisi delle variabili relative alla popolazione straniera, è emerso come quest'ultima abbia contribuito a modificare, almeno da un punto di vista demografico, la struttura della popolazione del nostro paese. Risulta interessante, quindi, confrontare i dati relativi alla struttura per età della popolazione italiana con quella straniera residente, nelle annualità 2003 e 2011.
Il reddito imponibile ai fini IRPEF può permettere di misurare la distribuzione della ricchezza economica nei comuni italiani. Nell'anno d'imposta 2010 l'ammontare di reddito imponibile medio per ciascun contribuente residente in un comune italiano è stato pari a 23,24 mila euro, in crescita rispetto al 2004 quando era pari a 20,91 mila euro (uno scarto quindi di +2,33 mila euro).
Nel periodo 2002-2011 si rileva una significativa crescita degli stranieri residenti nei comuni italiani, che passano, infatti, da 1.356.590 del 2002 a 4.570.317 del 2011 registrando uno straordinario incremento medio pari a +236,9%.
Solo l'11,3% dei comuni italiani è amministrato da una donna, ovvero 904 degli 8.019 sindaci del paese. Tale percentuale, che è ancora piuttosto contenuta e che rispecchia la più generale bassa incidenza femminile nel mondo delle istituzioni e nel mercato del lavoro italiano, non si discosta con quanto rilevato negli anni precedenti.
In generale, nei comuni delle regioni settentrionali si riscontra una partecipazione femminile superiore alla media nazionale.
Nel 2011 le famiglie in Italia sono poco più di 25 milioni, di cui quasi il 50% risiede nei comuni distribuiti nelle sole otto regioni settentrionali del paese. Rispetto al 2004 si contano quindi 2,3 milioni in più di nuclei familiari con un incremento percentuale pari al 10%. Se però da una parte si registra una crescita nel numero delle famiglie, dall'altra queste subiscono delle modificazioni. La denatalità, l'invecchiamento della popolazione e l'aumento dell'instabilità matrimoniale, sono causa di strutture familiari più contenute: sono sempre più frequenti infatti nuclei monogenitoriali o coppie senza figli.